La sensazione di facile stancabilità delle gambe che si presenta tutte le volte che si devono compiere sforzi, come camminare troppo velocemente portando un peso, salire molte rampe di scale, giocare a tennis o fare semplicemente del footing, non dipende certo, come credono tutti, dallo scarso allenamento. Le gambe diventano stanche perché la loro muscolatura non riceve la quantità di sangue adeguata e quindi l’ossigeno necessario per poter svolgere appieno il lavoro richiesto.
Un organo o un tessuto infatti, per mantenersi sano, integro e poter compiere le sue funzioni, deve ricevere un nutrimento adeguato e soprattutto deve essere in grado di smaltire le scorie che derivano dal suo lavoro energetico. Nel caso delle gambe la situazione è molto più complicata. La stazione eretta ha creato condizioni idrodinamiche molto diverse da quelle dei quadrupedi in cui tutto il peso del corpo è uniformemente distribuito su quattro zampe.
Nessun animale soffre di varici o ha le gambe gonfie. Questa è prerogativa dell’uomo e in modo particolare del sesso femminile. Il sangue tende, per forza di gravità, a scendere verso il basso. È solo il tono delle vene e la spinta che proviene dalla muscolatura del polpaccio e dalla pianta del piede, aiutata dalle inspirazioni toraciche, a fare in modo che il sangue ritorni verso il cuore. Le valvole semilunari presenti all’interno delle vene servono proprio per aiutare il ritorno del sangue venoso.
Quando però il sangue non riesce a risalire e si accumula all’interno del vaso venoso, sottoposta a tensione eccessiva la parete venosa diventa sempre meno resistente e tende a dilatarsi, perdendo la propria normale capacità di contenimento nei confronti del sangue: si verifica cioè la progressiva perdita del “tono venoso”, che è alla base dei disturbi della fisiologica funzionalità del microcircolo.
Quali sono i segnali che indicano un disturbo della fisiologica funzionalità del microcircolo?
- Gambe pesanti e indolenzite specialmente alla sera e dopo una prolungata permanenza in piedi.
- Vene che “affiorano” formando rilievi visibili sulla gamba.
- Gonfiore localizzato al di sotto delle caviglie. Le gambe sono più tese e rigide del solito, come se fossero “di sughero”.
- Formicolii, prurito e crampi muscolari al polpaccio, con improvvise sensazioni di calore.
Tutti i disturbi della fisiologica funzionalità del microcircolo sono più intensi al termine di una giornata nella quale si è rimasti in piedi molto a lungo, durante i giorni che precedono il ciclo mestruale e sicuramente durante l’estate, specie nelle giornate particolarmente afose.
Nella stagione calda i disturbi della circolazione diventano più fastidiosi perché il caldo tende a provocare dilatazione delle vene: la risalita del sangue è più difficoltosa (è più facile risalire un canale di diametro uniforme che uno che presenta dilatazioni) e si fa più difficile il lavoro delle valvole che impediscono il reflusso del sangue verso il basso. Chi ha problemi di circolazione eviti perciò non soltanto di esporsi al sole nelle ore più calde, ma anche l’epilazione con cera a caldo, le saune e i bagni con acqua molto calda.
Le piante medicinali utili per favorire la funzionalità della circolazione venosa
Le piante medicinali utili per il benessere delle gambe, hanno come azione comune il ripristino delle normali caratteristiche del microcircolo, in particolare della permeabilità fisiologica e del tono dei capillari venosi.
Adatti all’uso prolungato e caratterizzati da elevata tollerabilità, nessuno dei fitocomplessi successivamente descritti presenta particolari controindicazioni o effetti collaterali di rilievo. In caso di gravidanza e per le madri che allattano si consiglia comunque, come precauzione generale, di chiedere sempre consiglio al proprio medico.
Rusco. Ruscus aculeatus
Noto con il nome di “Pungitopo”, per tradizione ritenuto di buon auspicio sotto le feste natalizie, il Rusco agisce in maniera efficace e con diverse attività sui vari stadi che caratterizzano il progredire della patologia venosa. Attivo come tonico dei vasi, il suo effetto principale è proprio quello di vasocostrizione a livello delle vene, molto efficace nel contrastare l’indebolimento della parete dei capillari che si verifica in seguito alla stasi venosa.
È altresì ben dimostrata la buona attività antinfiammatoria delle ruscogenine e la loro efficacia nel ridurre l’eccessiva permeabilità endoteliale, in altre parole la fuoriuscita di liquidi all’esterno del vaso. Le proprietà vasocostrittrici, antinfiammatorie e inibitrici della permeabilità capillare dell’estratto di Rusco e delle ruscogenine (le principali sostanze funzionali del fitocomplesso) conferiscono a questa pianta un ruolo di primissimo piano per ripristinare le funzioni del microcircolo venoso e per aumentare il tono vasale delle vene ancora integre. Ciò consente di conseguire quel miglioramento funzionale che è il fine ultimo della terapia dell’insufficienza venosa. L’attività si ottiene a concentrazioni raggiungibili anche con l’applicazione topica dell’estratto incorporato in pomate o creme. La qualità è espressa dal Titolo in ruscogenine localizzate nelle radici della pianta.
Centella. Centella asiatica
Forse una delle più note tra le piante medicinali impiegate per i disturbi venosi, il suo uso è molto diffuso anche nel trattamento della cellulite e in genere per ripristinare il tono e l’elasticità della pelle.
Attiva nello stimolare la rigenerazione dei tessuti, la Centella esercita un effetto regolatore sul metabolismo dell’endotelio dei vasi sanguigni e dei tessuti cutanei (la pelle) e sottocutanei (i tessuti perivascolari che circondano i vasi venosi). Il risultato è un miglioramento della resistenza e dell’elasticità della parete venosa e una significativa accelerazione dei processi di riparazione di ferite e lesioni, da cui l’impiego nel trattamento delle varici e nella prevenzione delle complicanze (ulcere varicose, ferite, etc.). L’effetto della Centella è legato ad una stimolazione della produzione di collagene una delle sostanze indispensabili per il normale processo di riparazione dei tessuti che determina una migliore elasticità sia della parete venosa che della pelle. L’attività si ottiene a concentrazioni raggiungibili anche con l’applicazione topica dell’estratto incorporato in pomate o creme. La qualità è espressa dal Titolo in derivati triterpenici totali, tra i quali il più noto è l’asiaticoside.
Amamelide. Hamamelis virginiana
Soprattutto nota per le sue proprietà lenitive e disarrossanti della pelle, l’Hamamelis possiede una buona attività regolatrice della circolazione, specialmente venosa. Attiva nel proteggere le pareti dei vasi sanguigni, è particolarmente indicata in caso di fragilità capillare. I tannini solubili delle foglie di Amamelide virginiana, tra cui il principale è l’acido gallico, possiedono infatti un tropismo evidente nei confronti delle tonache vascolari. Il fitocomplesso mostra una decisa attività antinfiammatoria efficace contro i radicali liberi, aiutando a restituire ai tessuti vascolari e perivascolari quella funzionalità fisiologica compromessa dai fenomeni infiammatori conseguenti all’insufficienza venosa. Molto diffuso inoltre l’impiego della pianta per uso esterno, sia sotto forma di estratto che di acqua distillata di Hamamelis, per le pelli irritate e facili all’arrossamento. La qualità è espressa dal Titolo in sostanze fenoliche espresse come acido gallico, abbondanti nelle foglie della pianta.
Vite rossa. Vitis vinifera
La Vite rossa è ricca di antocianosidi, una particolare classe di bioflavonoidi dalle proprietà fortemente antiossidanti, efficaci nel contrastare l’iperproduzione di radicali liberi che si verifica nel corso dei processi infiammatori.
Attiva soprattutto come capillaro-protettore, la pianta contribuisce ad accrescere la resistenza della parete venosa riducendo la permeabilità e la fragilità dei capillari. È infatti ben nota l’azione protettiva degli antocianosidi sulla tonaca vasale di arterie e vene. Interessanti anche le proprietà anti-infiammatorie e antiedematose, soprattutto a livello della microcircolazione. La qualità è espressa dal Titolo in antocianosidi espresso come 3-glucoside cianidolo, presenti nelle foglie.
Ippocastano. Aesculus hippocastanum
Viene utilizzato ormai da molti anni nel trattamento dei disturbi venosi, particolarmente delle alterazioni del microcircolo. Attivo nel contrastare l’infiammazione dei capillari e dei tessuti perivascolari in corso di IVC, contribuisce in maniera efficace a ridurre gli edemi e le alterazioni strutturali dei tessuti di sostegno circostanti il vaso venoso. Il principio attivo è stato da tempo identificato nell’escina, una saponina triterpenica presente nel fitocomplesso. Per l’energica attività dell’escina e per l’efficace azione osservata in seguito ad applicazione topica del fitocomplesso, l’Ippocastano è utilizzato prevalentemente per uso esterno (in pomate, creme gel, etc.), in genere associato ad altri fitocomplessi. La qualità è espressa dal Titolo in escina, contenuta nei semi di Ippocastano (le cosiddette “castagne o marroni d’India” erroneamente ritenute i frutti della pianta).
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