Programmare una medicina personalizzata contro l’invecchiamento cerebrale
L’aumento progressivo della sopravvivenza media e della speranza di vita nelle popolazioni dei Paesi industrializzati ha comportato anche un aumento nella prevalenza e nell’incidenza delle malattie cronico-degenerative quali le malattie cardiovascolari causate dall’aterosclerosi, le malattie neurodegenerative, ad esempio demenza, Alzheimer e Parkinson. D’altro canto le malattie cronico degenerative, quali la demenza o l’infarto del miocardio, non sono però di semplice diagnosi e richiedono terapie altrettanto complesse e prolungate nel tempo.
Fortunatamente recenti progressi nei campi della genomica, della proteomica e dell’informatica applicata alla medicina stanno portando alla scoperta di nuovi marcatori biologici associati a queste malattie.
Questi marcatori fungono da specifici indicatori associati a questo tipo di malattie e possono essere impiegati come “indicatori di rischio” per una determinata malattia e quindi essere impiegati come nuovi strumenti per la predizione di rischio.
La predizione di un rischio di malattia ci porta in un campo emergente della medicina del terzo millennio chiamata medicina personalizzata.
Quindi per la prima volta nella storia della medicina, il medico con l’uso di appropriati marcatori biologici, ad esempio genetici, si trova nella condizione di poter anticipare la malattia e agire prima che questa si manifesti clinicamente in soggetti predisposti.
L’individuazione della predisposizione diventa quindi oggi un punto di forza poiché è possibile nei soggetti predisposti attuare pratiche di prevenzione primaria, secondaria o terziaria allo scopo di annullare il rischio di malattia o di ritardarlo di molti anni.
⇒ La prevenzione primaria riduce il rischio di malattia diminuendo l’esposizione del soggetto agli agenti causali, quando noti, o promuovendo la resistenza individuale, ad esempio tramite la vaccinazione.
⇒ La prevenzione secondaria grazie alla diagnosi precoce e alla terapia applicata agli stadi iniziali della malattia riduce la prevalenza clinica di una data malattia.
⇒ La prevenzione terziaria migliora il decorso clinico della malattia, ne attutisce i sintomi e migliora la qualità della vita del soggetto ammalato ritardandone la disabilità.
Applicazione di una carta del rischio per il decadimento cognitivo età associato
E’ importante sottolineare come l’interesse per la componente genetica della suscettibilità a malattie complesse stia assumendo sempre più importanza nella medicina moderna.
Si sta sempre più mettendo in evidenza il ruolo di alcuni polimorfismi genetici relativamente comuni, ma che se associati tra loro e combinati con specifiche componenti ambientali, possono elevare notevolmente il rischio di sviluppare patologie diffuse, quali appunto le malattie neurologiche: Alzheimer, Parkinson, Mild Cognitive Impairment, Depressione, risposta allo Stress e così via.
Sfruttando queste conoscenze si possono sviluppare test basati sull’identificazione dei vari polimorfismi associati alla malattia per individuare il rischio individuale per la malattia e attuare così terapie preventive al fine di impedirne lo sviluppo o comunque ritardarne l’insorgenza.
La Genetica ci aiuta a prevenire malattie
La genetica può, dunque, metterci in guardia verso alcune malattie per cui potremmo essere più predisposti di altri, può convincerci a modificare il nostro stile di vita attenuando così questi rischi ed è un punto di partenza importante per lo studio e la progettazione di terapie ad hoc per il trattamento delle malattie neurologiche.
Soprattutto rende possibile intervenire in quelle fasi considerate asintomatiche, favorendo un’azione precoce e consentendo quanto meno di ritardarne temporalmente le insorgenze, agendo fattivamente in chiave di un concreto healthy-aging. Diventa quindi importante non solo individuare le singole variabili ma anche la loro interazione in associazione con la malattia.
La ricerca dell’interazione fra le variabili per il decadimento cognitivo e la demenza ci ha permesso di sviluppare una carta del rischio per queste due condizioni patologiche che ha una sensibilità e una specificità superiore al 75%.
L’applicazione dell’elaborazione statistica derivata dalle reti neurali ci ha poi permesso di selezionare le variabili rilevanti per il decadimento cognitivo e per la demenza. I dati di questo studio sono stati oggetto di relazioni congressuali sia in Italia che all’estero.
In base alla presenza delle diverse variabili, sia genetiche sia biochimiche, è possibile oggi assegnare al singolo individuo un punteggio che lo colloca in una determinata categoria di rischio.
Variabili ambientali
Ricerche recenti compiute anche presso L’Università di Bologna hanno riscontrato la presenza di specifici agenti infettivi che condizionano un’accelerazione del decadimento cognitivo e della progressione clinica della demenza.
In particolare alcuni virus della famiglia degli Herpes virus sono risultati associati ad una accelerazione del decadimento cognitivo. Si è riscontrata una maggiore frequenza di positività sierologica nei soggetti con deficit cognitivo che sviluppavano poi una demenza clinicamente manifesta.
Questi studi sono stati fatti su una popolazione di anziani molto vasta seguita con un follow up di cinque anni. Lo studio è conosciuto come “Studio longitudinale di Conselice sull’invecchiamento cerebrale” e i risultati sono stati pubblicati su prestigiose riviste internazionali. Inoltre infezioni erpetiche clinicamente latenti sono state da noi segnalate come acceleratori del decadimento cognitivo in soggetti anziani con deficit cognitivo.
Oltre ai virus possono giocare un ruolo importante nella progressione clinica del deficit cognitivo alcune infezioni batteriche dell’oro-faringe.
In conclusione, si comincia a comprendere che le infezioni croniche virali o batteriche inducono infiammazione cronica, perturbazione della risposta immunitaria, attivazione della neuroglia cerebrale e progressione della neuro degenerazione.
Applicazione clinica
Ciascun soggetto sarà valutato con numerose variabili cliniche e di laboratorio che comprendono una valutazione anamnestica, una valutazione delle performaces cognitive, una valutazione nutrizionale, la determinazione di fattori di rischio cardio-vascolari, esami sierologici da eseguire presso laboratori qualificati ed infine il suo status genomico.
Gli esami genetici sono importanti poiché sono una delle componenti della carta del rischio, risultano specialmente utili per i soggetti con familiarità positiva.
Ai soggetti sani con rischio intermedio e alto, come determinato dall’applicazione della carta del rischio, saranno proposte terapie o protocolli atti a diminuire il peso delle singole variabili di rischio al fine di ridurre il rischio complessivo individuale.
Nei soggetti con deficit cognitivo documentabile o con diagnosi clinica di demenza saranno proposte terapie o protocolli atti a diminuire il peso delle singole variabili di rischio per diminuire la probabilità di progressione del deficit in atto.
Tutti i soggetti e i pazienti saranno seguiti con visite periodiche onde accertare l’efficacia del cambiamento di stile di vita e delle eventuali terapie iniziate.
La carta del rischio non è quindi un puro atto accademico, ma consente di avere i target-bersaglio di una effettiva successiva azione terapeutica, finalizzata alla riduzione del rischio così identificato, facendo una vera prevenzione della problematica di base. Se si sa, si può poi agire e programmare una medicina personalizzata contro l’invecchiamento cerebrale.
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