Il Fitness metabolico – Parte Seconda

Oggi si sente parlare molto di Fitness Metabolico. Gli esercizi di Fitness Metabolico sono esercizi tradizionali di facile esecuzione e monitoraggio, con la differenza che la tipologia, l’intensità, sono determinati da un’attenta analisi medica e bio-funzionale-articolare dell’istruttore per proporre programmi di allenamento altamente personalizzati con fasi cardiovascolari, di forza e endurance, di flessibilità e ludiche. Il F.M. è prevenzione e benessere attraverso la pratica di una adeguata attività motoria e si occupa di creare una vera e propria cultura motoria e un corretto stile di vita.

È importante l’assoluto rispetto dei ruoli.

I medici fanno la diagnosi e dettano le indicazioni per applicare protocolli motori corretti. La prescrizione ottimale è determinata da una valutazione oggettiva della risposta all’esercizio del soggetto comprese le misurazioni della frequenze cardiache (HR), della pressione arteriosa (BP), dello sforzo percepito (RPE), della risposta soggettiva all’esercizio, dell’elettrocardiogramma (ECG) , della VO2 misurata direttamente o stimata mediante un test da sforzo incrementale, dei parametri di forza stimati con test sub massimali. I protocolli non devono essere messi in pratica in modo rigido, applicando semplicemente calcoli matematici alle misure dei test e alle analisi.

L’istruttore eroga i protocolli, li spiega con linguaggio accessibile, misura i cambiamenti e li comunica al medico, stabilisce (su indicazioni mediche) gli obiettivi, gestisce l’attività di Counseling nei confronti del soggetto. Le proposte devono avere l’obiettivo di salvaguardare la salute, riducendo i rischi di malattie e garantendo la sicurezza durante lo svolgimento dell’esercizio. Personalizzare il protocollo significa considerare: modalità, intensità, durata, frequenza e progressione dell’attività.
L’istruttore dovrà osservare:
– Risposte fisiologiche e percettive all’esercizio.
– Adattamenti all’allenamento fisico a seconda dell’intensità e della frequenza di svolgimento.
– Controlli dei progressi valutando le risposte HR e RPE.
– Il livello di gradimento affinchè le proposte soddisfino gli interessi, le capacità e i limiti individuali per non demotivare il soggetto.

I protocolli sono ispirati a gradualità e progressività secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità con impegni minimi ma costanti e intensità commisurate alla fisiologia del soggetto.

Il Fitness Metabolico deve essere informazione, cultura, rapporti istituzionali.

L’obiettivo è:
– Migliorare il livello di salute e benessere per milioni di persone.
– Ridurre la spesa sanitaria nazionale attraverso un cambiamento di stile di vita.
– Sviluppare il settore F.M. formando operatori specializzati.

Le componenti da considerare nel F.M. devono includere:
– Composizione corporea.
– Efficienza cardio-respiratoria.
– Forza muscolare.
– Resistenza.
– Flessibilità.
Il miglioramento di queste ultime tre componenti sono il risultato dell’applicazione di 2 principi fondamentali: sovraccarico e specificità’.

Il sovraccarico stabilisce che affinchè un tessuto o un organo migliorino la loro funzione devono sopportare un carico di lavoro al quale normalmente non sono abituati. Una prescrizione d’esercizio definisce l’intensità, la durata, e la frequenza d’allenamento ed è l’interazione di queste tre che determina il sovraccarico.

Il principio della specificità stabilisce che gli effetti dell’allenamento sono specifici dell’esercizio proposto e dei muscoli coinvolti. Di conseguenza, un programma di fitness basato su una varietà e semplicità degli esercizi coinvolgerà un maggior numero di gruppi muscolari e porterà l’effetto su obiettivi adatti allo scopo del fitness metabolico. Una volta formulata la prescrizione degli esercizi il programma si sviluppa nelle seguenti fasi:

–  Riscaldamento;
– Attività cardiorespiratoria e forza;
– Attività ricreativa (opzionale);
– Defaticamento (raffreddamento-recupero).

RISCALDAMENTO: riduce l’incidenza dei danni muscolo-scheletrici aumentando l’estensibilità del tessuto connettivo, migliorando l’efficienza delle articolazioni al movimento e alla funzione e aumentando la performance muscolare. Diminuisce l’incidenza della depressione ischemica del segmento ST che può rappresentare una minaccia di aritmia ventricolare e di disfunzioni transienti globali del ventricolo sx conseguenti ad un esercizio intenso e improvviso.

ATTIVITA’ CARDIORESPIRATORIA E FORZA: sviluppa l’efficienza cardio respiratoria e prevede dai 20’ ai 60’ di attività aerobica continua o intermittente. Coinvolge grandi gruppi muscolari ed è ritmica e dinamica. Questa fase è combinata salvo precise controindicazioni ad allenamento della forza per avere maggior effetti. Per questi esercizi sono necessari test sub massimali. Le indicazioni orientano ad utilizzare carichi non superiori al 35% del max per arti inferiori e del 50% per arti superiori. Gli esercizi devono essere di facile esecuzione e di tipo monopodalico per evitare grossi carichi e sovraccaricare l’apparato cardio-circolatorio. L’allenamento deve essere ritmico, svolto ad una velocità da moderata a bassa, coinvolgere una serie completa di movimenti e non modificare il ritmo della normale respirazione. Esercizi condotti con espirazioni forzate, apnee, (manovra di VALSALVA) possono causare un aumento violento della pressione sanguigna sistolica e diastolica. Occorre attenzione nell’allenamento dei movimenti eccentrici e isometrici rispetto ai concentrici.

FASE LUDICA: deve essere piacevole, modificando regole dei giochi per diminuire la richiesta di abilità, di competizione, di costi energetici e di risposta della frequenza cardiaca. Bisogna considerare la potenziale discordanza fra RPE e HR e quindi monitorare spesso HR per modificare l’intensità.

DEFATICAMENTO: prevede esercizi di bassa intensità (camminare, stretching o esercizi alternativi tipo yoga). Deve facilitare gli adattamenti circolatori e riportare i valori di HR e BP vicino ai livelli di riposo, aumenta il ritorno venoso, riducendo la possibilità di ipotensione post-esercizio e di capogiri, facilita la dissipazione del calore corporeo, promuove una più rapida eliminazione dell’acido lattico rispetto al recupero stazionario, combatte gli effetti potenziali e negativi dovuti all’aumento delle catecolamine nel plasma nel periodo che segue l’esercizio. Quest’ultimo aspetto può ridurre l’incidenza, soprattutto nei pazienti con patologie cardiache, delle pericolose aritmie ventricolari, causa potenziale di morte cardiaca improvvisa. Non defaticare significa aumentare le cause di complicazioni cardiovascolari causate da una diminuzione transitoria del ritorno venoso che potrebbe ridurre il flusso sanguigno coronarico quando la HR e la richiesta di ossigeno del miocardio sono ancora elevate. Per i pazienti cardiopatici in riabilitazione è anche consigliato una fase di RECUPERO per normalizzare tutti i parametri (esercizi respiratori e rilassamento).

È importante considerare che la maggior parte degli effetti benefici ottenuti con l’allenamento recedono al livello a questo precedenti qualora intervenga un periodo di inattività che duri da 4 a 8 settimane con incidenze diverse sui vari miglioramenti ottenuti, ma sempre importanti e fondamentali soprattutto in soggetti con predisposizione o con patologie in corso.
Individualizzazione del programma, profonda conoscenza anatomo-fisiologica-biomeccanica, delle metodiche di allenamento e collaborazione specialista motorio-medico sono fattori indispensabili per un corretto approccio funzionale.

 

[Photo Credits CreditCare]

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