Gli uomini e le donne non sono uguali, anche quando si tratta di salute e, in particolare di cuore e sistema cardiovascolare. E’ da queste piccole e grandi differenze che nasce l’esigenza di sviluppare una medicina di genere. Anche le patologie cardiache meritano la giusta dose di attenzione e di differenziazione, tra uomini e donne.
Le patologie cardiovascolari (CV) rappresentano la principale causa di morte a livello globale, colpendo il 43% degli uomini e il 64% delle donne in Europa.
Sfortunatamente, però, il rischio CV nelle donne è sottostimato, sia dalle pazienti sia dal personale sanitario, poiché vi è la sensazione che le donne siano protette contro le malattie cardiache. L’infarto al maschile e al femminile non ha le stesse caratteristiche. Se nell’uomo è più facilmente individuabile, grazie alla comparsa di sintomi chiari, come il dolore al torace, a livello dello sterno, oppressivo e costrittivo, di breve durata, che può irradiarsi al braccio sinistro, nelle donne è tutt’altra storia.
Quando l’infarto colpisce una donna, i primi segnali della malattia sono più difficili da distinguere: dolore irradiato alle spalle, al dorso, al collo, mancanza di fiato, nausea persistente, sudori freddi, vomito, spossatezza, ansia e debolezza.
La sottostima dell’incidenza di patologie CV nella donna ha suggerito l’osservazione paradossale che “forse il più importante fattore di rischio di cardiopatia ischemica nelle donne è la percezione sbagliata che la cardiopatia ischemica non sia una malattia delle donne”.
L’indagine dell’American Heart Association del 2016 sull’attitudine e la conoscenza al riguardo dimostra che più del 50% delle donne intervistate non sapesse quale fosse la principale causa di morte nel sesso femminile. Da ciò si evince quanto sia importante l’intervento educazionale e informativo dei professionisti sanitari. In primis da parte dei MMG che accompagnano la donna nelle diverse fasi della vita. Inoltre, il fatto che nei pazienti con scompenso cardiaco seguiti ambulatorialmente l’esame principale – l’ecocardiogramma– venga richiesto sensibilmente di meno nelle donne che negli uomini, conferma anche il bisogno di formazione da parte della classe medica sul problema.
I fattori di rischio legati allo stile di vita implicati nella patogenesi delle malattie cardiovascolari non presentano grandi differenze di genere: fumo, BMI, alimentazione, attività fisica, alcol risultano i principali determinanti della salute sia nel sesso maschile sia nel sesso femminile. Certo che l’impatto sulla salute non è esattamente lo stesso.
Infarto, ma non solo, anche l’aterosclerosi assumono profili differenti in base a chi capita. Le prime manifestazioni cliniche della patologia cardiovascolare si fanno strada negli uomini anche in modo precoce, intorno all’età di 45/50 anni, mentre per le donne l’esordio, con relativi disturbi, sintomi e conseguenze, è più tardivo, avviene circa 10 anni dopo la menopausa. La menopausa trasforma la donna in un soggetto debole e vulnerabile, ad alto rischio di eventi cardiaci futuri. Per anni la medicina clinica ha utilizzato modelli declinati in prevalenza al maschile curando le donne come “piccoli uomini”.
Occorrono invece studi specifici per comprendere meglio la patologia coronarica e le sue diversità di genere, così come politiche ad hoc per promuovere un trattamento più aggressivo dei fattori di rischio femminili, affinchè in post-menopausa ci sia un minor grado di disabilità.
FUMO
Sebbene la percentuale di fumatori, indipendentemente dal sesso, sia rimasta pressochè uguale, la proporzione di donne fumatrici sotto i 50 anni è notevolmente aumentata; negli ultimi anni le fumatrici sono aumentate del 60%, mentre la quota delle grandi fumatrici si è triplicata.
Il fumo agisce anche attraverso un danno ormonale, provocando un calo di estrogeni; le donne metabolizzano la nicotina più velocemente soprattutto se stanno assumendo trattamenti estroprogestinici. Rischio trombo-embolico del fumo durante terapia contraccettiva
BMI
Sovrappeso e obesità sono associati a rischio CV, ipertensione e diabete di tipo 2. Nel caso del peso è ben documentato il ruolo ricoperto dal livello d’istruzione e dalla classe sociale di appartenenza. Le disuguaglianze sono molto evidenti tra le donne. Consigliare alle pazienti un’alimentazione sana ed equilibrata.
Le donne meno istruite e quelle in condizioni socio-economiche meno favorevoli presentano eccessi di obesità di secondo grado e terzo grado. La donna aumenta di peso nella menopausa con uno sconfinamento nella sindrome metabolica.
ATTIVITÀ FISICA
Un aspetto rilevante è l’attività fisica per uno stile di vita sano, sono più gli uomini rispetto alle donne a svolgere un’attività sportiva. L’esercizio fisico da diversi benefici : riduce il rischio di malattia CV, controlla il peso, svolge un’azione favorevole sull’insulino-resistenza, riduce il rischio di diabete, riduce il colesterolo totale, trigliceridi e LDL.
ALCOL
L’assunzione di alcol influenza lo stile, le abitudini femminili sono molto cambiate e l’alcolismo è in aumento rispetto a quello maschile. La donna impiega un tempo più limitato dell’uomo sviluppando le complicanze epatiche e psichiatriche rapidamente: questo perché le donne hanno un differente assorbimento gastrico dell’alcol, un diverso metabolismo epatico e una diversa struttura corporea, composta maggiormente da grasso e meno acqua.
[Photo Credits in copertina l’opera “Twin Heart” dell’artista Christian Schloe, all’interno Elle Italia, Daily Mail, theglobeandmail.com, allrightsmagazine.com, freepik.com]