Sedentari Vs Atleti, anche l’intestino ne fa la differenza

Come ormai assodato sappiamo che il nostro organismo è geneticamente molto somigliante all’Homo Sapiens, uomo che aveva uno stile di vita molto diverso da quello odierno.
L’uomo primitivo era, infatti, attivo al fine di poter sopravvivere alle esigenze alimentari e alla vita di quei tempi.
Se ad esempio doveva fermarsi per qualche problema di salute, rischiava la sopravvivenza non potendo più procacciarsi il cibo mettendo l’organismo in una condizione di emergenza, condizione simile a quella in cui vive un individuo sedentario di oggi spesso sotto stress cronico, situazione che porta ad un metabolismo ridotto e ad un aumentato stato infiammatorio ed ossidativo.

Vista la somiglianza con i nostri predecessori, proprio l’attività fisica non può che essere uno stimolo protettivo per la nostra salute e come ormai dimostrato in molti studi scientifici è fondamentale per il nostro benessere.
Nuovi studi dimostrano che l’attività fisica apporta benessere anche al nostro intestino, tra questi un recente studio della National University of Ireland (Gut 2017 Mar 30) che ha valutato sotto questo profilo alcuni giocatori internazionali di rugby.
Lo studio ha valutato la capacità metabolica e lo stato intestinale dei singoli atleti. Infatti, dallo studio è risultato che l’intestino degli atleti risultava metabolicamente più attivo dei sedentari con una modificazione dalla composizione della flora batterica intestinale favorevole allo stato di salute. Gli atleti esaminati hanno inoltre mostrato livelli più elevati di butirrato, propionato e acetato (acidi grassi a catena corta prodotti dai nostri batteri intestinali: il butirrato è utilizzato come fonte energetica dalle cellule della parete intestinale, il propionato e l’acetato come fonte energetica dall’organismo), grassi che derivavano dall’assunzione nella loro dieta di fibre
alimentari fermentabili.

L’adeguata attività fisica praticata dagli atleti e le corrette scelte alimentari hanno influenzato la diversità microbica e migliorato fattori fisiologici che regolano la difesa e la salute degli esaminati.
Da considerare che invece un’attività fisica eccessiva può avere effetti opposti, come evidenzia uno studio pubblicato sul Medicine Sport Science (Med Sport Sci. 2012).
Gli atleti esaminati nello studio esposti a esercizi ad alta intensità mostravano una maggior presenza di sintomi gastrointestinali come crampi, diarrea, gonfiore, nausea e sanguinamenti intestinali. Questi problemi sono stati associati con alterazioni della permeabilità intestinale con diminuzione della funzione della barriera intestinale, condizione che porta ad una maggior suscettibilità alle infezioni, alle malattie infiammatorie e autoimmuni, a causa del passaggio  di agenti patogeni e tossine derivanti dall’intestino che entrano nel flusso anguigno. La barriera intestinale, infatti, risulta particolarmente suscettibile allo stress psico-fisico, vista la velocità di replicazione delle cellule intestinali e il loro fabbisogno energetico.

Dunque, se gli atleti si nutrono correttamente e svolgono attività sportive adeguate alle capacità di adattamento dell’organismo, non si potranno che avere ripercussioni favorevoli sulla salute dell’intestino e dell’intero organismo, mentre per atleti con attività intensive occorrerà monitorare lo stato di salute generale in particolare dell’intestino, espressione di un disagio che può essere fattore scatenante di disturbi.
Utili potrebbero essere esami specifici come la Zonulina nel siero o nelle feci, validi maker per la valutazione dello stato della barriera intestinale; portare maggior attenzione all’alimentazione dell’atleta messo a dura prova, con un eventuale supporto integrativo preventivo mediante prodotti come: prebiotici, probiotici, L-Glutammina la quale oltre ad apportare beneficio all’intestino (viene utilizzata come fonte energetica dalle cellule intestinali oltre supportare il sistema immunitario) migliora le condizioni di rendimento e recupero muscolare, e infine acidi grassi a catena corta (come l’acido butirrico) se l’alimentazione risultasse carente di fibre alimentari.

Quanto sopra esposto va considerato anche per chi pratica attività fisica amatoriale consigliata per
gli effetti metabolici, immunologici e microbici dimostrati, ma va anche considerato il fatto che in
alcuni casi questa attività può risultare particolarmente intensiva e non controllata, con effetti deleteri sull’organismo magari già stressato cronicamente dallo stile di vita quotidiano e con un’alimentazione non idonea alle prestazioni sportive praticate. Utile dunque farsi sempre monitorare e consigliare da professionisti del settore.

 

[Photo Credits Authority Nutrition]
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