250 milioni di bambini sotto i cinque anni rischiano di non raggiungere il loro potenziale di sviluppo. E’ quanto emerge dal Rapporto realizzato da Unicef, Organizzazione Mondiale della Sanità e la rivista scientifica The Lancet, che mette sotto accusa inquinamento, cambiamenti climatici, obesità e overdose di marketing che li spinge verso stili di vita scorretti.
E’ tutto il mondo, con i Paesi più industrializzati e quelli emergenti in primis, che sta fallendo nel fornire ai bambini le opportunità di condurre una vita sana e un clima adatto al loro futuro.
«Complessivamente la salute dei bambini e degli adolescenti è migliorata in questi ultimi 20 anni, ma ora assistiamo ad una fase di regressione», afferma Helen Clark, ex primo ministro della Nuova Zelanda e co-presidente della commissione di esperti che ha lavorato alla ricerca.
Lo studio ha elaborato anche un nuovo indice globale di 180 Paesi per valutare il benessere dei più piccoli in termini di condizioni di salute e nutrizione, livello di istruzione e indice della sostenibilità, ossia una misurazione delle emissioni di gas serra e i divari di reddito.
Italia in bilico sulle opportunità per i più giovani
Sui 180 Paesi presi in esame il nostro Paese si colloca al 26esimo posto per l’indice di sopravvivenza e del benessere dei più piccoli, ma solo al 134esimo per quanto riguarda le emissioni di anidride carbonica pro-capite.
Questo significa che riusciamo a garantire una qualità di vita relativamente buona a bambini e adolescenti, ma non pensiamo sufficientemente al loro futuro. Secondo Francesco Samengo, presidente di Unicef Italia, «L’Italia, con 5,99 tonnellate di CO2 pro-capite, emette il 121% di CO2 pro-capite in più rispetto all’obiettivo del 2030».
E se il riscaldamento globale, supererà i 4 gradi nel 2100, le conseguenze per la salute dei bambini saranno devastanti.
Obesità e marketing aggressivo
La malnutrizione, intesa non solo come carenza ma come disponibilità di cibo di bassa qualità, è la piaga del nostro tempo. Per questo il numero di bambini e adolescenti obesi nel mondo è aumentato di 11 volte in circa 40 anni, passando dagli 11 milioni del 1975 ai 124 milioni del 2016.
Dati allarmanti che dimostrano come l’esposizione di giovani e giovanissimi al marketing aggressivo della pubblicità li spinga verso fast food, bevande zuccherate, alcol e tabacco, comprese le sigarette elettroniche.
Secondo Anthony Costello, uno degli autori del rapporto, questi dati dimostrano che l’autoregolamentazione pubblicitaria del settore industriale non è stata sufficiente, mentre è evidente il prevalere degli interessi di fatturato rispetto a quelli dei minori.
Senza contare l’enorme espansione della pubblicità sui social media e degli algoritmi diretti ai bambini.
In conclusione, possiamo affermare che questo non è ancora un mondo per i piccoli.