Un mercato in forte crescita in tutto il mondo, ma la ricerca sui reali benefici non si ferma
Sono diventati la più importante (e forse costosa) categoria di nuovi integratori alimentari degli ultimi 20 anni e le stime parlano di un valore di mercato che, nei prossimi 5 anni, potrebbe sfiorare i 57 miliardi di dollari.
Stiamo parlando dei probiotici, preziosi alleati dei miliardi di batteri che popolano il nostro intestino: favoriscono la crescita di batteri benefici nell’intestino e frenano la crescita dei batteri cattivi, migliorando la digestione e rinforzando il sistema immunitario.
Solo in Italia il fatturato 2016/2017 è stato di circa 353,4 milioni di euro (+6,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) per un totale di 25,7 milioni di confezioni vendute (+4,4%) tra farmacie e grande distribuzione (fonte FederSalus). Mentre all’interno del mercato dei nutraceutici, rappresentano circa il 13% del totale in termini di vendite.
Numerose ricerche scientifiche hanno finora dimostrato che gli integratori probiotici esistenti a volte aiutano, ma non sono la soluzione per molte disfunzioni che vengono invece pubblicizzate dai produttori, come ad esempio la perdita di peso o il trattamento dell’intolleranza al lattosio.
Il problema principale risiede nel fatto che, sebbene la maggior parte delle formule probiotiche attualmente in commercio contengano decine di milioni di batteri benefici, come il Lactobacillus acidophilus, meno di cento di quei batteri riescono effettivamente ad arrivare nell’intestino.
Come ha recentemente dichiarato a Business Insider, il professor Ian Orme, immunologo e specialista di microbiologia e patologia alla Colorado State University, “Trenta miliardi di Lactobacillus sono una grande cosa, ma dopo aver attraversato l’acido dello stomaco, ne sopravvive solo circa il 40% e sostituire i milioni di batteri cattivi presenti nell’intestino non è certo un’impresa facile”.
Alcune recenti ricerche si stanno invece concentrando sui cosiddetti supplementi chiamati ‘simbiotici’ che combinano un ceppo di batteri pro-biotico con quello che si chiama pre-biotico. Questi, lavorando insieme, forniscono un vantaggio combinato: il probiotico si deposita e spinge via i batteri “cattivi”, il prebiotico agisce come sua alimentazione, assicurando che il supplemento resti dov’è e faccia bene il suo lavoro.
Uno studio clinico su vasta scala è recentemente partito in India dove i ricercatori hanno scoperto che i neonati sottoposti ad una terapia con simbiotici avevano un rischio sostanzialmente minore di sviluppare la sepsi, una condizione potenzialmente fatale caratterizzata da gravi infezioni.
In tutto il mondo la ricerca va avanti, ma saranno necessari ulteriori studi clinici su larga scala per capire se l’azione combinata dei simbiotici possa realmente influire su diverse patologie tra cui l’obesità, il diabete, la malattia epatica non alcolica del fegato e le diverse infezioni dell’apparato intestinale.
Attualmente è giusto essere consapevoli del fatto che quando acquistiamo un probiotico – o un simbiotico – la ricerca esistente che supporta i suoi proclami è ancora limitata, ma piuttosto promettente.
[Photo Credits thetruthaboutcancer.com, newsmax.com, health.haijai.com]