Perché non riesco a seguire la dieta?

Esistono fattori che portano a un ciclo vizioso in cui, pur desiderando il dimagrimento con atteggiamento motivato, si può reiterare ad infinitum il fallimento come unico percorso associato alla dieta.

 I “muscoli emozionali”

Come un muscolo posto sotto continue e traumatiche sollecitazioni che, senza un adeguato recupero, può andare incontro a lesioni da sforzo ripetitivo, così i nostri “muscoli emozionali” possono subire traumi ripetuti nel tempo e deteriorarsi.

L’arte di passare da dieta a dieta – subendo una serie di fallimenti alimentari – è una pratica che moltissimi, in maniera più o meno intensa, hanno sperimentato.

Tuttavia, ogni “insulto” arrecato al nostro organismo è cumulativo: il corpo fronteggia ogni danno e lo ripara efficacemente, ma ne rimane traccia.

Una dieta non equilibrata ha la capacità, nel tempo, di generare un danno sia nell’organismo che nella predisposizione psicologica dell’individuo.

Prima di addentrarci su questa tematica analizziamo alcuni fattori che possono generare tale dinamica.

Il paradosso delle due segretarie

Il centro archimedeo del dimagrimento gravita nelle variabili dell’individuo.

Per far comprendere questa logica è mia consuetudine riferire il “paradosso delle due segretarie”: in due segretarie che presentano simili condizioni (peso, altezza, età e via dicendo) siamo portati a pensare ad un fabbisogno calorico quotidiano identico.

Tuttavia, potrebbero presentarsi circostanze nettamente differenti.

Questo dipende da fattori ambientali e individuali che caratterizzano la soggettività nonché lo stile di vita e, un fattore spesso trascurato, il proprio Sistema Nervoso che rappresenta un ponte tra il mondo interno ed esterno della persona.

Mentre l’una può alzarsi frequentemente dalla sedia per sgranchirsi le gambe o fumare la sigaretta, l’altra può dimostrarsi più statica.

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La prima può avere una emotività equilibrata, la seconda può non possedere questa peculiarità e andare incontro a sbalzi umorali o tensioni nervose pur mantenendo un profilo psicologico del tutto normale.

Una può svolgere un impegno lavorativo non particolarmente stressante con pause rilassanti, l’altra può avere dei carichi lavorativi più considerevoli… e così via.

Il grado di fronteggiamento agli stimoli stressogeni (coping), l’intensità e il periodo di esposizione allo stress nonché il livello di attivazione psicologica (arousal) prodotto durante impegni che richiedono un’alta soglia attentiva o viceversa, la capacità di “metabolizzare” efficacemente gli imprevisti, il carico cognitivo legato al lavoro o allo studio/aggiornamento e via dicendo, sono fattori, spesso trascurati, ma molto importanti per stabilire la corretta quota dei macronutrienti, specificamente glucidica, nel proprio regime alimentare.

I doveri dello specialista del dimagrimento

Ogni professionista del dimagrimento col proprio sapere e con le proprie conoscenze – insieme a criteri codificati di valutazione e intervento – tenta di ridurre, quanto più possibile, la percentuale di fallimenti durante i casi affrontati.

Tra questi criteri di valutazione, da parte dello specialista, ci sono una serie di dati/variabili da assumere che, differentemente da quanto accadeva in passato, non vengono circoscritti al peso, altezza, età, lavoro ecc., compresa la verifica di eventuali patologie.

Dati che poco dicono sull’effettivo dispendio energetico o della condizione quotidiana o emotiva che il proprio cliente vive.

Prima di prendere in carico una nuova (forse l’ennesima) dieta, è importante stabilire il livello di fallimenti del proprio cliente e, soprattutto, la percezione maturata nei confronti di questi.

Quanto finora scritto è di fondamentale importanza per strutturare un regime alimentare il più possibile aderente alle esigenze ed individualità della persona.

Effetti collaterali degli insuccessi alimentari o delle diete drastiche nel lungo periodo

Accade che l’unica strategia per perdere i chili in eccesso sia la dieta spesso tradotta in “restrizione calorica”.

Ma altrettanto spesso accade, statisticamente, che si subiscano insuccessi dietetici.

Sia quest’ultimi che la tipologia di dieta adottata (soprattutto restrizioni caloriche drastiche) possono portare ad un deterioramento delle condizioni organiche, neurotrasmettitori in primis che accusano il duro colpo della mancanza alimentare (per un istinto di sopravvivenza, nel tempo, il corpo tenderà a rifiutare, con reazioni sempre più intense, la restrizione calorica).

Il peso della pressione ambientale

A peggiorare questo quadro, potrà associarsi la circostanza di una pressione ambientale/emotiva/psicologica accentuata proveniente da differenti contesti: genitori ipercontrollanti, partner esigenti, alti livelli di stress,  insoddisfazione relazionale, ecc.

Tutto grava nella nostra complessa architettura vivente sbilanciando le reazioni del nostro Sistema Nervoso e, di conseguenza, di tutti i sottosistemi che fanno parte del corpo (secrezione endocrina, atteggiamento psicologico, ecc.).

Questi fattori, se protratti, possono portare a un ciclo vizioso in cui, la persona pur desiderando il dimagrimento con atteggiamento motivato, possa reiterare ad infinitum il fallimento come unico percorso associato alla dieta.

Dopo varie situazioni fallimentari può emergere, non soltanto un danno a livello psicologico (come frustrazione o senso di impotenza appresa più o meno permanenti), ma anche a livello cerebrale (alterazione dell’asse neurotrasmettitoriale) fattori che incidono fortemente sul corretto perseguimento di un sano regime alimentare.

Questo è un esempio di come il nostro corpo non risponda alla logica del restitutio in integrum, ovvero fatto un danno il corpo lo dimentica come se non fosse mai accaduto.

Conclusioni

Nel nostro organismo, son presenti dinamiche ed equilibri che sorvegliano ogni lieve alterazione.

Il nostro organismo è composto da sottosistemi (nervoso, endocrino, psicologico, ecc.) che risultano “democratici” nella misura in cui riusciamo a controllarli in modo indiretto, ovvero attraverso specifiche variabili (stile di vita e ambiente in primis). La motivazione è una predisposizione del sistema nervoso.

In alcune persone dopo una giornata di stress (lavoro, figli, la cattiva giornata della moglie, ecc.) il “parasimpatico” si attiva e arriva la sensazione, sotto alcuni aspetti “perversa”, a crollare sul divano.

Per altri è il simpatico ad attivarsi, cosi da spingere il corpo nell’ordine della “motivazione al fare”, della necessità, come ad esempio svolgere un’attività fisica o un hobby che possa generare un certo equilibrio nel nostro sistema nervoso e, quindi, nei sottosistemi precitati.

Prestare consapevolezza a questi contenuti, che sono connessi anche alla questione alimentare, può permetterci di evitare il “secolare” vicolo cieco del punto interrogativo del dimagrimento: «Perché non riescono a seguire la dieta?»

 

 

 

Photo credits  fotolia.com, mercola.com, sanioggi, Reader’s Digest, Curacao Chronicle, Harvard Health

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