L’invecchiamento dipende dal buon funzionamento dell’intero sistema corpo
Qualche anno fa ricevetti in studio una paziente di circa 50 anni, che tuttavia ne dimostrava una decina in più. Appena seduta mi disse con molta sicurezza che il motivo per cui (nella sua testa) dimostrava molti anni in meno della sua età (!), risiedeva nei suoi due segreti: un’aspirina tutti i giorni, e una totale sedentarietà che – a suo dire – le evitava gli inestetici segni sul viso tipici di chi fa sport.
Alla domanda sui motivi che la spingevano a farsi visitare da me rispose che in effetti troppo bene non stava: aveva frequenti dolori gastrici (effetto dell’uso continuato di aspirina e di altri analgesici) e un generale rallentamento metabolico che le generava stipsi, gonfiore, stanchezza e un filo di pinguedine (effetti comuni in chi sia sedentario). Quando le spiegai che la causa del suo precoce invecchiamento era proprio nei suoi due “segreti” non fu contenta. Capire che l’invecchiamento non dipende da uno o due fattori ma dal buon funzionamento sinergico di tutte le nostre funzioni è un passo culturale importante, che non tutti sono in grado di raggiungere.
Il corpo umano è come un’automobile
Immaginiamo per un istante che il nostro corpo sia un’automobile e che le sue parti abbiano diversi gradi di invecchiamento. Se il motore consente di andare a 200 km all’ora ma le ruote, lise, consentono al massimo di andare a 50, vi è un evidente spreco di risorse che in natura non è accettabile.
Ove l’auto fosse un organismo biologico, questi smonterebbe un po’ di motore per ricostruire in parte le ruote, così da andare alla massima velocità possibile (per esempio 150 km/h). Se ciò non fosse possibile l’intero organismo posizionerebbe il suo “invecchiamento” sul livello più basso (in questo caso quello delle ruote lise) e l’autovettura marcerebbe al massimo a 50 all’ora.
Questo concetto prende il nome di “invecchiamento parallelo” e deve farci capire che se anche uno solo tra i nostri organi è in difficoltà, o precocemente invecchiato, c’è il rischio concreto che in breve tempo altri organi ad esso funzionalmente correlati possano invecchiare altrettanto precocemente. Si spiega così come il polmone annerito di un fumatore possa trascinare con sé l’invecchiamento della pelle, l’impigrimento dell’intestino, l’ingiallimento dei denti, l’alito pesante, ecc. sia per effetto diretto delle tossine presenti nel fumo, sia per invecchiamento parallelo di organi e tessuti.
Le teorie sull’invecchiamento
In effetti le teorie sull’invecchiamento sono state molte, e ciascuna con qualche punto di verità. Nel 1942 si parlava di proteine cross-linked. Nel 1956 di radicali liberi. Nel 1962 di DNA danneggiato. Nel ’78 l’interesse si incentra sulle membrane cellulari e nell’87 sulla glicazione (un fenomeno biologico tipico nei diabetici, in grado di interferire con molte funzioni). Infine, in tempi più recenti si è incominciato a parlare di accorciamento dei telomeri e di restrizione calorica. Tra tutte le varie teorie quest’ultima sembra davvero essere la più ingenua.
Si basa infatti su pochi lavori scientifici gravati da molte imprecisioni, che darebbero per valido l’assunto secondo il quale basterebbe mangiare poco per vivere a lungo. L’affermazione è tanto semplicistica e superficiale da fare il paio con l’altra – che da anni combattiamo con forza – secondo cui basterebbe mangiare poco per dimagrire. Nulla di più falso.
Pochi mesi fa è mancata Emma Morano di Verbania, la donna più anziana del mondo, all’età di 117 anni e 137 giorni. Interrogata sui suoi “segreti” poco prima di lasciare questa valle di lacrime ha detto: da quando sono una ragazzina, ogni mattina faccio colazione con tre uova fresche (due dopo i 114 anni).
La dichiarazione ha lasciato perplessa quella pletora di nutrizionisti che da decenni continua a ripetere, senza il supporto di alcuna base scientifica, che si possono consumare al massimo due uova a settimana. E di biscotti fatti di zucchero, farina 00 e olio di palma quanti? Perché non ci dicono che la risposta corretta è “zero”?
Qualche anno fa era deceduto quello che si supponeva essere l’uomo più vecchio del mondo, un contadino andino di 138 anni (l’età però era incerta). Il suo “segreto” era l’aver consumato, come piatto più frequente della sua mensa, un mix di Quinoa, carne di serpente e foglie di coca.
Che c’entra questa dieta apparentemente stramba con il pesce e le verdurine di Okinawa o con la dieta mediterranea descritta da Ancel Keys? Nulla, naturalmente. Ma serve a farci capire che ogni volta che qualcuno voglia cercare di dimostrare l’effetto sulla longevità di un singolo ingrediente alimentare, ci allontaniamo dalla comprensione dei fatti.
È chiaro che vi sono dei vincoli inamovibili legati alla biologia umana (se non si mangiano adeguate quantità di carboidrati, di proteine nobili, di fibra, di vitamine e minerali, nessun essere umano può restare in salute), ma come abbiamo visto la ricetta alimentare varia molto da Verbania alle Ande, dal Giappone alla Campania.
Che il vero segreto sia altrove?
Una caratteristica che accomuna tutti questi anziani molto longevi (oltre, immaginiamo, ad una fortunata genetica) è quella di vivere in piccoli paesi o città, inseriti in un ambiente con un forte supporto sociale e la possibilità di contatti umani sereni e privi di stress. A Milano o a New York non si trova neppure un centenario.
Se è lì è perché in passato ha vissuto altrove. Ma ancora più importante, per tutte queste persone, è stato il loro svolgere attività fisica in modo regolare, quotidiano, per molti anni della loro vita. Questo fatto, che accomuna tutti i più che centenari, dovrebbe farci riflettere a lungo.
Se vogliamo vivere tanto e bene sarà consigliabile mangiare sano ed equilibrato, instaurare rapporti sereni con chi ci sta vicino ed essere parte di una comunità o di un gruppo che ci dia supporto. Ma più di tutto sarà bene che ci infiliamo le scarpette e incominciamo a muoverci.
La vita è troppo breve per correre il rischio di accorciarla. Se vogliamo aggiungere qualità ai nostri anni, alziamoci da quel divano o da quella tastiera e imbocchiamo il primo sentiero verde a nostra disposizione.
Anni di serena longevità ci aspettano.
Photo Credits Irina Nedyalkova