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Home Medicina integrata e preventiva

Ecco come migliorare le prestazioni cognitive negli over 65

Annamaria CrespibyAnnamaria Crespi
28 Ottobre 2020
in Medicina integrata e preventiva
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Miglioramento delle risorse cognitive e del tono dell’umore in persone ultra sessantacinquenni sane

Tradizionalmente l’invecchiamento cerebrale viene associato ad un decadimento delle funzioni cognitive, tuttavia l’allungamento della durata della vita ha permesso di osservare una grande variabilità interindividuale nel modo di invecchiare.

Tale variabilità può essere ricondotta principalmente a tre tendenze:

a) invecchiamento caratterizzato da un progressivo deterioramento cognitivo e comportamentale conseguenza di una patologia, ad esempio la malattia di Alzheimer;
b) invecchiamento tipico, fisiologico, che si manifesta sì con una riduzione delle abilità cognitive (in particolare della velocità di elaborazione, della memoria e delle funzioni esecutive), ma che comunque non implica la perdita dell’autonomia nella vita quotidiana;
c) invecchiamento cosiddetto “di successo”, caratterizzato dal mantenimento di un ottimo funzionamento cognitivo a dispetto dello scorrere del tempo.

L’approccio multimodale del Metodo WAL

Individuare le variabili in grado di contenere gli effetti dell’età è un obiettivo fondamentale della ricerca e oggi sia le neuroscienze che l’epigenetica hanno evidenziato che il sistema nervoso è continuamente pronto a riorganizzarsi in relazione agli stimoli provenienti dall’ambiente (plasticità neurale), in altre parole l’organizzazione del sistema nervoso dipende in larga misura dalle esperienze effettuate nel corso della vita.

Si pensa che un miglioramento della funzionalità del sistema nervoso dipenda dal potenziamento dell’efficienza delle sinapsi e dal conseguente rafforzamento delle connessioni tra i neuroni e tra le regioni cerebrali.

Ad esempio, con la recente introduzione di metodiche di neuroimmagine funzionale non invasive, si è potuto documentare come il training musicale faciliti lo sviluppo di fasci di fibre nervose di cruciale importanza per il corretto funzionamento cerebrale, quali il fascicolo arcuato ed il corpo calloso.

In questo modo reti neuronali relativamente autonome possono integrarsi funzionalmente (ad esempio dopo il training la rete acustica e la rete motoria risultano integrate al punto che l’ascolto della musica determina l’attivazione anche della rete motoria).
L’equilibrio tra danno e riparazione può fondarsi quindi sulla possibilità insita nel sistema nervoso di reagire in modo plastico agli eventi avversi.

Lo stile di vita rafforza il sistema nervoso

Diventa così plausibile che le capacità plastiche del sistema nervoso possano essere rafforzate da uno stile di vita idoneo, in modo da divenire più efficienti nel momento della necessità per controbilanciare le conseguenze della patologia o gli effetti dell’età.

L’ottica della ricerca si è quindi spostata dallo studio classico delle cause di patologia (quali alcool, inquinanti ambientali ed altri fattori neurotossici) che vanno evitate, alla valutazione di condizioni che possano in modo attivo proteggere e potenziare i meccanismi neuroplastici.

Un obiettivo di unanime interesse diventa l’individuazione di strategie “neuroprotettive”, che cioè possano indirizzare la plasticità in modo favorevole per far fronte alle modificazioni anatomofunzionali legate all’invecchiamento.

I fattori considerati cruciali per preservare o migliorare il funzionamento cognitivo possono essere riassunti in tre grandi categorie:
1) esercizio fisico,
2) allenamento mentale,
3) integrazione sociale.

La ricerca sul metodo WAL

Nella ricerca sul Metodo WAL si è cercato di verificare se in soggetti anziani sani un approccio multimodale basato sulla combinazione di attività contemporaneamente fisiche, mentali e sociali possa influenzare positivamente il funzionamento cognitivo. L’ipotesi di lavoro prevedeva che nei soggetti sottoposti alla pratica del Metodo WAL le prestazioni cognitive mostrassero un vantaggio significativo rispetto alle prestazioni di base o almeno non fossero peggiorate, rispetto a quanto osservato dopo sei mesi nel gruppo di controllo.

Il trattamento del gruppo sperimentale prevedeva due incontri settimanali di 60 minuti per un periodo di sei mesi. Nel corso di ogni percorso WAL viene praticato un allenamento fisico associato al simultaneo allenamento mentale secondo il metodo “Walk and Learn”: l’attività fisica aerobica consiste nel camminare rispettando un ritmo individuale in base alle caratteristiche di età, peso e abitudine allo sforzo fisico.

Il cammino si svolge senza scarpe, indossando una calza apposita, sul tappeto morbido WAL, costruito con caratteristiche specifiche (materiali naturali: base in foglio di caucciù per garantire la perfetta stabilità sul pavimento e tessuto superficiale morbido, con alta percentuale di cotone, facilmente sterilizzabile).
Il percorso lungo 150 metri era disposto secondo una forma ellittica da percorrere ripetutamente, all’interno di una palestra illuminata dalla luce naturale con ampie finestre (vedi video nella gallery, su walexperience.com).

Camminare con un metodo scientifico

Durante il cammino le persone ascoltavano in cuffia brani audio della durata di 30/40 minuti, studiati e creati appositamente per andare incontro agli interessi più vari.
Il Metodo WAL è caratterizzato da un catalogo (“Cultura in movimento”) in grado di offrire oltre 200 titoli, i cui argomenti variano dall’arte alla scienza alla moda allo sport ecc. creati per coinvolgere ed incuriosire l’utente, con brani letti da attori/doppiatori professionisti e intervallati da brevi pause musicali, per un ascolto rilassante e piacevole.

Le cuffie sono del tipo wireless di ultima generazione e assicurano una alta qualità dell’ascolto, oltre un perfetto isolamento dai rumori dell’ambiente esterno, pur mantenendo una leggerezza e un comfort ottimali. Al termine della sessione, svolta tutti insieme, i soggetti partecipavano allo “stretching emozionale”, un momento di relax con allungamento muscolare in cui si di condividevano riflessioni personali anche in relazione ai contenuti appena ascoltati, sotto la guida di uno psicologo o di un Coach.

I risultati finali della ricerca

I risultati del nostro studio confermano che un approccio multimodale basato sulla combinazione di attività contemporaneamente fisiche, mentali e sociali può influenzare positivamente il funzionamento cognitivo di soggetti di età =/> 60 anni.

Come si può vedere nell’articolo firmato dal Prof. Massimo Piccirilli, che ha diretto la ricerca, pubblicato dalla rivista medica European Journal of Ageing, in data 22 febbraio 2019, [approfondimenti e info al link QUI ], effetti significativi sono stati riscontrati soprattutto nelle prove relative all’attenzione, alla velocità di elaborazione, alle funzioni esecutive, alla memoria spaziale e all’umore.

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