Il colangiocarcinoma è un tumore molto diffuso
Il colangiocarcinoma (CCA), caratterizzato dalla trasformazione maligna delle cellule epiteliali nei dotti biliari, è il secondo tumore epatico primario più comune al mondo.
Il CCA può svilupparsi in più posizioni lungo l’albero biliare.
Esistono molti fattori di rischio generalmente riconosciuti associati allo sviluppo di questo tumore, come infezione virale da epatite C, infezione da parassiti, malattia biliare cronicizzata, cisti biliare congenita, colangite sclerosante primaria e malattie dismetaboliche del fegato.
Negli ultimi anni i nuovi casi e il tasso di mortalità del CCA sono aumentati in modo significativo, soprattutto in America e in Asia in cui il tasso di sopravvivenza a 5 anni è solo del 15%.
Un tumore aggressivo e di tardiva diagnosi
La maggior parte dei pazienti viene diagnosticata nella fase avanzata della malattia poiché essa è altamente aggressiva e non accompagnata da sintomi specifici. L’aggressione linfonodale precoce e la metastatizzazione a distanza sono la regola.
Sebbene la resezione chirurgica sia il principale metodo efficace per il trattamento del CCA nella fase iniziale, si osserva purtroppo ancora un alto tasso di recidiva.
Il colangiocarcinoma mostra una resistenza primaria al cisplatino e ad altri farmaci chemioterapici, evidenza che riduce il tasso di guarigione.
Un potente composto antiossidante
Lo pterostilbene, un composto naturale abbondante nei mirtilli, nell’uva nera, nell’Albero di Kino e nell’Albero del Sangue di Drago (la fonte originale utilizzata per isolare lo pterostilbene, NdR), è un analogo metossilato naturale dell’antiossidante del vino rosso, il resveratrolo.
Molte prove esistenti indicano che lo pterostilbene presenta vantaggi terapeutici per la prevenzione e la terapia del cancro, il miglioramento della sensibilità all’insulina, il controllo della glicemia e dei livelli lipidici, la soppressione delle malattie cardiovascolari, delle malattie infiammatorie e dell’invecchiamento e l’aumento della memoria e della cognizione.
Recentemente lo pterostilbene ha attirato una maggiore attenzione nella ricerca anticancro in quanto mostra le caratteristiche distintive di un agente efficace per combattere diversi tumori come le neoplasie della vescica umana, della mammella e del colon, la leucemia, il melanoma e i carcinomi della prostata e dello stomaco.
Lo pterostilbene attiva i meccanismi antitumorali
I molteplici meccanismi antineoplastici dello pterostilbene mostrano una significativa sovrapposizione tra percorsi apoptotici intrinseci ed estrinseci, arresto del ciclo cellulare, danno al DNA, depolarizzazione mitocondriale e autofagia. Tuttavia, l’effetto dello pterostilbene sulla proliferazione delle cellule CCA rimane ancora da esplorare nella sua completezza.
L’autofagia è un processo catabolico intracellulare in cui il lisosoma degrada i componenti cellulari per fornire energia e precursori macromolecolari per la sopravvivenza cellulare.
I difetti nell’autofagia sono stati correlati a una maggiore suscettibilità al danno genomico, allo stress metabolico e, soprattutto, alla tumorigenesi. Molti agenti anticancro attivano l’autofagia in diversi tipi di cellule tumorali, conferendo loro così la resistenza alla chemioterapia.
Tuttavia un’eccessiva induzione autofagica in molti tumori dopo il trattamento con alcuni farmaci citotossici o induttori autofagici potrebbe portare alla morte delle cellule autofagiche. Ad esempio, i trattamenti di combinazione che comprendono i farmaci anticancro temozolomide e dasatinib possono sopprimere le cellule di glioblastoma resistenti all’apoptosi a causa dell’induzione dell’autofagia.
Concludendo
Sono stati studiati gli effetti dello pterostilbene sulle cellule di CCA sia in vitro che in vivo.
Lo pterostilbene ha inibito drasticamente la vitalità, la migrazione e la proliferazione delle cellule CCA e ha indotto l’arresto del ciclo cellulare CCA nella fase S. È importante sottolineare che la citotossicità dello pterostilbene verso le cellule CCA dipende dall’induzione dell’autofagia, che ha innescato la morte delle cellule autofagiche, piuttosto che l’apoptosi. E’ stato altresì confermato che lo pterostilbene sopprime la crescita tumorale in un modello murino di xenotrapianto CCA senza gravi reazioni tossiche.
I risultati dimostrano che lo pterostilbene ha un potenziale valore clinico per la terapia CCA.