La Complessità Del Dimagrimento
Parte Seconda

Non bisogna mai esaurire un argomento al punto che al lettore non resti più nulla da fare. Non si tratta di far leggere, ma di far pensare.

Montesquieu

 

Nel precedente articolo (che potete leggere QUI) abbiamo compreso “il modo” di guardare a fenomeni complessi, come nel caso del dimagrimento. In questi fenomeni la molteplicità dei fattori in gioco è associata all’irriducibilità dei fatti, alle regole con cui l’osservatore li descrive.

Affermando che un fenomeno è complesso, si indica una proprietà intrinseca che lo rende irriducibile a qualunque descrizione univoca.

In moltissimi casi, l’ostacolo al dimagrimento ha natura “intrecciata”: si può andare incontro a sovrappeso per questioni psicologiche, biologiche, genetiche, ecc., ma a stabilirlo, più di ogni altra cosa, è lo stile di vita della persona generato da un mix di fattori: la condizione in cui si trova (e.g. società di cui fa parte); gli stimoli ambientali (sociali, lavorativi, relazionali ecc.) a cui fa fronte;  le caratteristiche individuali e via dicendo in una circolarità che svela continuamente nuovi scorci di realtà in un “andirivieni” che stabilisce le prospettive e i comportamenti che la persona attuerà.

Il compito – e la competenza –  dello specialista è comprendere questa complessità e analizzare il maggior numero di variabili correlandole tra loro per dirottare al “successo” il caso prospettato.

Tuttavia, durante la relazione specialista/paziente – parafrasando Gargani (1999) in una differente accezione – è come «se ci fosse di mezzo un Dio strabico che non lascia vedere la minima cosa» se non la conoscenza univoca che, il precitato specialista, propone.

 

Un esempio in parole chiare

Spesso si sostiene, anche tra gli specialisti, che «l’obesità è questione di geni» così come «è una questione di testa».

Poi le contraddizioni si spingono al limite, nell’incapacità di comprendere in quale distretto del sistema-uomo è compresa una determinata disposizione o attitudine.

Prendiamo il caso delle abitudini.

Nel momento in cui si parla di abitudini, l’azione è a livello corporeo, ma viene intesa a livello mentale.
Togliamo il corpo e lasciamo la mente: cosa rimane?
Togliamo la mente e lasciamo il corpo: rimangono i riflessi, ovvero le abitudini, comprese quelle alimentari che posseggono un intenso impact factor sulla genesi del sovrappeso.

E sulle abitudini con quale professionista si lavora? Con lo psicologo, l’educatore alimentare o il nutrizionista?

E siamo punto e daccapo: il lavoro è frantumato su branche specialistiche. Il lavoro è sempre univoco.

Così la faccenda diventa complessa (letteralmente parlando).

 

Dimagrimento: un sistema di sistemi

Come abbiamo visto nel precedente articolo il concetto di base della complessità, è il  «sistema». Di seguito vengono proposte due definizioni:

  • von Bertallanffy definisce sistema come «Un insieme di unità in reciproca interazione»;
  • Rappaport «Un tutto che funziona come tutto sulla base degli elementi che lo costituiscono».
Figura 1

Abbiamo così un sistema-uomo (composto, come dicevamo, da credenze, convinzioni, ecc.) e un “sistema di sistemi” nel quale egli nasce, abita, vive e che ne viene irrimediabilmente influenzato, influenzandolo a sua volta; un sistema che lo trasforma e che viene trasformato. 

L’adozione di comportamenti “salutogeni” ha la sua radice sui processi e forme di adattamento nel corso della vita: sulle life skills e life style.

L’alimentazione è anche il risultato del sistema di cui l’individuo fa parte: l’individuo, la coppia, la famiglia, la società che possono essere considerati sistemi complessi organizzazionalmente chiusi (impegnati a mantenere la propria identità) e termodinamicamente aperti (pronti cioè a scambiare informazioni con l’ambiente esterno), in evoluzione permanente attraverso momenti di ordine, disordine e organizzazione.

Dalla famiglia in poi si vive di premesse collettive, condivise e culturali che guidano in maniera ineludibile il nostro agire.

Ogni livello (in fig. 1) può stimolare cambiamenti organizzazionali che riguardano il sistema-organismo.

I fattori secondari (a dispetto della definizione) comprendono regole tacite, rituali, condizionamenti generati dalle grandi industrie e distribuzione; essi dirottano le nostre scelte tramite un meccanismo top down (‘dall’alto verso il basso’) laddove l’intervento del dietologo, del nutrizionista, del diet coach, dell’educatore alimentare o dello psicologo coinvolgono fattori prettamente individuali che spesso agiscono sul sistema con una modalità bottom up (‘dal basso verso l’alto’).

 

Conclusioni

Non c’è dubbio che tutto quello che sta “al di sopra” del soggetto (in primis «società» e «fattori secondari») ha scardinato l’ago della bilancia dell’adattabilità (da cui ne conseguono le principali forme di patologia e deformazioni estetiche, come sovrappeso e obesità).

In vista di questo è essenziale abolire alcuni degli strani atteggiamenti che manifestiamo verso gli stranieri, le minoranze, il nostro coniuge e i nostri bambini: l’uno verso l’altro. Nel nostro caso specifico, verso i nostri clienti, soprattutto quando si attribuisce, con sguardo “univoco”, la poca forza di volontà senza intercettare e dar peso alle fisiologiche “giustificazioni” di chi non riesce a seguire un regime alimentare corretto, disconoscendo quel “sistema di sistemi” in cui la famiglia, il gruppo dei pari, la società e l’intero sistema industriale interferisce perentoriamente con la motivazione e le respons-abilità del soggetto.

Ogni intervento, dunque, dev’essere ragionato su un pensiero sistemico; dev’essere un processo di cura INTEGRATO che assume significato nella sua TOTALITÀ.

 

 

Bibliografia ragionata

  • Telfener, Umberta, and Luca Casadio. Sistemica: voci e percorsi nella complessità. Bollati Boringhieri, 2003.
  • de Secondat, Charles, and Baron De Montesquieu. The Spirit of Laws. Hafner Publishers, 1748.
  • Garner, David M., and Susan C. Wooley, Confronting the failure of behavioral and dietary treatments for obesity. Clinical Psychology Review 11.6 (1991): 729-780.
  • Bucchi, Massimiano. “Sociologia della scienza.” Nuova informazione bibliografica3 (2004): 577-592.
  • Midgley, Gerald. “Systemic intervention.” Systemic Intervention. Springer, Boston, MA, 2000. 113-133.
  • Armed Forces Institute of Pathology (US), and Henry Rappaport. Tumors of the hematopoietic system.
  • Lipton, Bruce H. The Biology of Belief 10th Anniversary Edition: Unleashing the Power of Consciousness, Matter & Miracles. Hay House, Inc, 2015.
  • Corrigan, F. M., J. J. Fisher, and D. J. Nutt. “Autonomic dysregulation and the window of tolerance model of the effects of complex emotional trauma.” Journal of Psychopharmacology1 (2011): 17-25.
  • Fosha, Diana, Daniel J. Siegel, and Marion Solomon, eds. The healing power of emotion: Affective neuroscience, development & clinical practice. WW Norton & Company, 2009.
  • Gargani, Aldo Giorgio. Il filtro creativo. Vol. 1148. Laterza, 1999.

 

 

Per ulteriori informazioni puoi consultare il sito www.dimagrirefit.com

 

[Photo Credits lamenteemeravigliosa, educazionenutrizionale.granapadano.it, gqitalia.it, theguardian.com]

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