Le dimensioni del fenomeno
Circa un quarto della popolazione adulta ha problemi di sonno e si stima che dal 6% al 10% abbia un disturbo d’insonnia. Gli individui con insonnia hanno difficoltà ad addormentarsi, a mantenere il sonno profondo, lamentano un sonno poco ristoratore o sintomi diurni come affaticamento, difficoltà di concentrazione e disturbi dell’umore. In Italia sono circa 12 milioni (dati AIMS) le persone che hanno problemi di sonno: insonnia, apnee notturne, sindrome delle gambe senza riposo (RLS), narcolessia.
I rischi per la salute
Ma se i disturbi non sono passeggeri, è fondamentale approfondire la sintomatologia ed individuare la corretta terapia, ma soprattutto monitorare l’evolvere dei sintomi, perché il rischio è di sviluppare patologie anche molto severe come depressione, diabete, ipertensione e nei casi più gravi anche la morte negli adulti più anziani. E’ quanto ci indicano diversi studi scientifici, partiti dalla considerazione che l’insonnia è il disturbo del sonno più diffuso, ma che, nonostante i progressi nella diagnosi e nelle terapie, è spesso non diagnosticata o non curata correttamente.
I dati dimostrano che chi soffre d’insonnia ha un rischio cinque volte maggiore di sviluppare ansia o depressione. Raddoppiato anche il rischio d’insufficienza cardiaca e diabete. La privazione cronica di sonno costituisce un fattore di rischio anche per la comparsa di obesità, mentre le apnee notturne aumentano il rischio di sviluppare ipertensione arteriosa sistemica, infarto del miocardio e ictus. Uno studio ha inoltre rilevato che chi soffre d’insonnia ha un rischio sette volte maggiore di abusare di alcol o droghe.
Quando i sintomi vengono trascurati, il problema si cronicizza e si verificano episodi ricorrenti di insonnia. Studi sostengono che quasi il 70% dei pazienti continua ad avere sintomi anche a distanza di un anno e circa il 35% addirittura nei tre anni successivi. Non bisogna dimenticare, inoltre, le ricadute sociali ed economiche che l’insonnia genera, in quanto causa una ridotta produttività, assenze dal lavoro ed elevati costi di assistenza sanitaria.
Trattamenti e terapie
E’ necessario, quindi, fare molto di più per identificare e trattare precocemente l’insonnia e monitorare l’evolvere dei sintomi, per garantire che i pazienti siano trattati secondo le linee guida cliniche piuttosto che con farmaci off-label che hanno scarsa evidenza della loro efficacia. Inoltre, alcuni dei farmaci più prescritti (come alcuni antidepressivi e antistaminici) non sono sempre indicati per il trattamento dell’insonnia e pertanto è indispensabile continuare a fare ricerche per valutare l’efficacia dei singoli farmaci.
Allo stato attuale, il National Institutes of Health degli Stati Uniti ha pertanto riconosciuto come validi e sicuri solo due trattamenti, la CBT (la terapia cognitivo-comportamentale) e i farmaci ipnotici approvati, poiché si sono mostrati i più efficaci per il trattamento dell’insonnia.
La terapia cognitivo-comportamentale un trattamento efficace e privo di effetti collaterali
La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è un trattamento che utilizza metodi psicologici e comportamentali come tecniche di rilassamento, privazione del sonno e principi d’igiene del sonno (quali dieta, esercizio fisico e giuste condizioni ambientali della camera da letto).
La CBT si è dimostrata davvero efficace nel combattere l’insonnia, non comporta effetti collaterali e offre benefici di lunga durata. Il problema è nella carenza di professionisti sanitari formati in questa terapia nelle strutture pubbliche, in quanto per lo più presenti nel settore privato.
I ricercatori americani suggeriscono allora: “Una soluzione per migliorare l’accesso a questa terapia arriva dalla tecnologia che la rende accessibile attraverso consultazioni telefoniche e anche on line“. E ancora: “Vi è un urgente bisogno di maggiore educazione pubblica sul sonno e di una più ampia diffusione delle terapie basate sull’evidenza per l’insonnia, e d’istruzione e formazione per preparare gli operatori sanitari a partecipare e trattare i disturbi dell’insonnia secondo le linee guida cliniche”.
Anche in Italia la CBT risulta essere una tecnica molto efficace: nei centri di medicina del sonno in cui viene eseguita, la percentuale di successo è del 75-80% dopo solo due mesi di terapia. A ciò si aggiunge il vantaggio che gli effetti sono duraturi nel tempo in quanto ai pazienti vengono insegnate le tecniche a cui ricorrere in caso di bisogno.
Bibliografia:
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(11)60750-2/fulltext