Insalate in busta: quanto ci conviene mangiarle?

Molto comode, ma potenzialmente pericolose

E’ ormai un classico vedere al sabato le persone fare la spesa alimentare al centro commerciale per tutta la settimana. Per queste persone è stata inventata la verdura tritata, lavata e posta in busta, l’insalata che si chiama in gergo tecnico di quarta gamma.

La gamma è un tipo di conservazione che fa specificatamente riferimento a prodotti freschi per cui, nel caso delle verdure, la prima gamma comprende quelle fresche, la seconda gamma le verdure conservate e sotto aceto, la terza gamma le verdure surgelate, la quarta gamma quelle confezionate già pronte al consumo e infine, la quinta gamma, verdure sempre pronte al consumo, ma cotte.

Per capirci, provate a fare questa semplice operazione: prendete una foglia di insalata, rompetela, posatela su una carta assorbente. Prima perderà l’acqua di vegetazione e con essa molti nutrienti (vitamine e minerali che stanno dentro i liquidi della verdura). Dopo un paio di ore avrà perso il suo volume e sembrerà invecchiata (è invecchiata, in effetti). Perché non succede la stessa cosa a quella in busta?

 

Che trattamento subisce l’insalata in busta per non “invecchiare”?

C’è anche da dire che, durante la fase di lavaggio a livello industriale, l’acqua viene addizionata con cloro e anidride solforosa, due sostanze che eliminano i batteri dalla verdura. In realtà i batteri si moltiplicano quando l’insalata viene raccolta e non consumata subito, ma conservata per giorni in magazzino, spedita con i camion, ecc. Non avrebbe invece un carico pericoloso di batteri se fosse raccolta e consumata entro poco tempo, pertanto è soltanto l’insalata a ciclo industriale che potrebbe essere potenzialmente pericolosa, se non venisse disinfettata col cloro.

Cloro e anidride solforosa fungono quindi da conservanti per l’industria alimentare, oltre che da battericidi, in quanto consentono all’industria di far girare queste merci per giorni e settimane da un posto all’altro dell’Italia, aiutando l’insalata a rimanere verde e apparentemente intatta per diversi giorni. Dico apparentemente perché, sebbene le foglie appaiano turgide e brillanti, hanno perso circa la metà delle sostanze nutritive di origine.

E’ un prodotto sicuro?

Sulla insalata in busta si sente dire tutto e il contrario di tutto. Certamente si tratta di una delle innovazioni del settore agroalimentare di maggiore successo degli ultimi anni, perché risponde all’esigenza forse più imperante della nostra società: risparmiare tempo. Anche il noto programma televisivo Le Iene si è interessato a questo prodotto concentrandosi sulla carica batterica contenuta nelle insalate pronte e scatenando moltissime reazioni e domande da parte dei consumatori.

In generale possiamo dire che si tratta di un prodotto sicuro, secondo quanto dimostrato da recenti studi che ne hanno analizzato la qualità. Ma è bene precisare che questo avviene solo se a monte, quindi da parte dei produttori, sono state rispettate le regole di preparazione e di conservazione e, a valle, le buone norme di utilizzo da parte del consumatore. In caso contrario l’insalata in busta può risultare un alimento dannoso e, in alcuni casi, pericoloso. Infatti, il problema principale è rappresentato dai batteri. Infatti, se il prodotto non è ben preparato o conservato possono crearsi le condizioni ideali ad una proliferazione batterica, molto spesso ad opera di Escherichia coli e listeria, la cui ingestione può provocare un’intossicazione alimentare e seri disturbi gastrointestinali.

 

Contaminazioni batteriche

Non importa di che tipo sia, l’insalata in busta comporta sempre un rischio. Anche quello di imbattersi nella salmonellosi. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Applied and Environmental Microbiology, nelle buste che troviamo al supermercato il pericolo è particolarmente elevato.

Quando parliamo di salmonella intendiamo una grave infezione intestinale che può essere letale per gli anziani, i neonati e le persone con un sistema immunitario più vulnerabile. I ricercatori della University of Leicester hanno studiato il modo in cui il patogeno prolifica attraverso quello che è stato definito un “fenomenale sviluppo del batterio”.

Tutta colpa del liquido rilasciato dalle foglie quando vengono tagliate, che si è dimostrato essere in grado di accelerare fino a 2400 volte la normale crescita del batterio della salmonella.

“Lo studio” spiega l’autrice principale Primrose Freestone, “sottolinea con forza la necessità per i produttori di insalata in busta di mantenere standard elevati di sicurezza alimentare, perché anche un paio di cellule di salmonella in un sacchetto di insalata al momento dell’acquisto potrebbero diventare molte migliaia nel momento in cui il prodotto raggiunge la sua data di scadenza, anche se conservato in luogo refrigerato”.

“Evitare prodotti freschi” commenta Kimon Karatzas, assistente professore di microbiologia degli alimenti presso l’Università di Reading “non è una soluzione, ma, se possibile, sarebbe preferibile acquistare prodotti freschi non tagliati o tritati, e lavarli sempre prima di metterli nel piatto, anche se sono già lavati”.

 

Leggere bene l’etichetta

Imparare come leggere le etichette dei prodotti è molto importante anche nel caso delle insalate in busta per capire se si tratta di un prodotto di quarta gamma oppure no, poiché in caso contrario si tratta di un prodotto che prima del consumo deve essere lavato d’obbligo.

È il caso, per esempio, delle insalate confezionate contenenti rucola o germogli di fieno greco, una tipologia ormai molto diffusa. La superficie rugosa della rucola, infatti, facilita il deposito e la conseguente proliferazione batterica, per cui è bene “lavarla accuratamente, strofinando con forza le foglie, ripetendo l’operazione più volte; i germogli di fieno greco invece dovrebbero essere addirittura cotti, in quanto facilmente contaminabili da Escherichia coli”.

 

Prezzo dell’insalata in busta

A questi fattori possiamo poi aggiungere il costo, in quanto l’insalata in busta già pronta costa circa 5 volte di più dell’insalata fresca in cespo ancora da pulire. Altri costi sono a carico dell’Ambiente e della nostra salute: la filiera si allunga, si consumano acqua e luce elettrica per i macchinari industriali di lavaggio e pulizia dell’acqua, aumentano i costi degli imballaggi in plastica o carta, i viaggi di trasporto delle merci, con conseguenti emissioni di anidride carbonica e fumi inquinanti nell’ambiente, che sappiamo bene quali effetti abbiano sull’inquinamento atmosferico e sulla nostra salute.

Avete ancora voglia di risparmiare quei 5 minuti di tempo per affettare e lavare la vostra insalata?

 

Infografica a cura dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie

 

Con il Servizio di spesa consapevole FOOD SHOP ASSISTANT di Cibo Serio si possono leggere le recensioni (con marche, foto del prodotto e indicazione del supermercato dove è possibile acquistarli) dei limoni italiani, come di ogni altro prodotto alimentare di qualità: CIBO SERIO FOOD SHOP ASSISTANT

 

Photo Credits meteoweb.eu, Molisedoc, improntaunika.it, La Stampa, Naturizia, Tuttogreen, sogno.gofoodpng.biz, izsvenezie.it

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