Sedentarietà e nuovi media
Se da un lato la rivoluzione digitale ha influito positivamente su molti aspetti del nostro vivere quotidiano, dall’altro ha drasticamente ridotto i nostri movimenti durante la giornata, modificando, in alcuni casi negativamente, i nostri stili di vita. La continua fruizione di servizi digitali ci ha portato, ad esempio, a dormire meno, oppure a stare più tempo seduti, a camminare meno di frequente, a preferire gli acquisti on line alla tradizionale passeggiata per fare shopping.
Una rivoluzione che ha colpito soprattutto gli adolescenti, sedotti dalle nuove tecnologie, e trasformandoli, secondo uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet Child & Adolescent Health, nella nuova categoria di pigri del terzo millennio, specie per le ragazze.
Un ricerca su 1,6 milioni di adolescenti
Lo studio, condotto da Regina Guthold insieme ai colleghi Gretchen A Stevens, Leanne M Riley, Fiona C Bull dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), ha coinvolto 1,6 milioni di adolescenti in 146 Paesi nel mondo, rilevando che 4 giovanissimi su 5 (l’81% di età fra 11-17 anni) non svolgono sufficiente attività fisica, mentre le linee guida dell’OMS raccomandano, per questa fascia di età, un’ora al giorno di attività da moderata a intensa.
A rischio c’è la salute presente e futura delle nuove generazioni: l’inattività fisica (ovvero non muoversi abbastanza, pur non essendo totalmente sedentari) è il quarto principale fattore di rischio per morte in età precoce. Muoversi poco è inoltre il lasciapassare per tantissime malattie, per sovrappeso e obesità, e sempre più studi dimostrano un’associazione tra inattività fisica e ridotte capacità mentali e rendimento scolastico inferiore.
Fra i più pigri anche i teenager italiani
In Italia i dati parlano di 9 adolescenti su 10 (l’88,6%) non sufficientemente attivi. I giovani italiani si classificano terzultimi (al 23/imo posto) tra 25 paesi ricchi (paesi dell’Europa Occidentale, Australia, Nuova Zelanda, Israele, Canada, USA). Anche a livello mondiale i nostri giovani sono tra i più inattivi, classificandosi 137/imi sui 146 paesi considerati (131/imi i maschi e 136/ime le femmine). Fanalini di coda sono Nuova Zelanda, Venezuela, Australia, Zambia, Timor Est, Sudan, Cambogia, Filippine e Repubblica di Corea (ultima classificata con il 94,2% di giovani che si muovono troppo poco).
In Italia, come nel resto del mondo, le femmine sono più inattive dei maschi e il divario di genere si è acuito dal 2001 al 2016 in tutti i Paesi. Mentre tra i maschi l’inattività si è di poco ridotta (la prevalenza dei giovani fisicamente poco attivi è scesa dall’80% del 2001 al 78% del 2016), nelle femmine non si sono osservate variazioni. I paesi del mondo “più virtuosi”, con meno adolescenti poco attivi, sono il Bangladesh in cui il 66,1% dei teenager non svolge attività fisica a sufficienza; seguono la Slovacchia (71,5%), l’Irlanda (71,8%), gli Stati Uniti (72%).
Informare i giovani sui benefici dello sport
Secondo gli autori della ricerca, è importante correre ai ripari e pianificare campagne d’informazione e strategie per spronare i giovani a svolgere maggiore attività fisica. Tra cui camminare, andare in bici anche solo per raggiungere la scuola, sbrigare faccende domestiche oltre che praticare sport a scuola e in orario extrascolastico. L’obiettivo è ridurre, entro il 2030, la prevalenza dei giovani poco attivi al 70% rispetto all’attuale 81%, secondo quanto raccomandato dall’Assemblea Mondiale della Salute, l’organo legislativo OMS.