Straordinario Fico d’India: tutta salute dal frutto alla pala

Parte I – Effetti Metabolici

Durante le ultime settimane del periodo estivo e fino all’autunno inoltrato sono in vendita presso negozi di ortofrutta e supermercati i deliziosi frutti di un cactus comunemente noto come Fico d’India, la cui corretta denominazione scientifica è Opuntia ficus indica L. Miller, appartenente alla famiglia Cactaceae e originario del Messico dove viene chiamato Nopal. Altra specie di cactus analoga è l’Opuntia streptacantha L. Nomi.

Dal punto di vista delle caratteristiche botaniche le specie appartenenti al genere Opuntia sono alte fino a 5 metri con cladodi appiattiti (quelle che volgarmente chiamiamo “pale del fico d’India”) con poche quantità di spine.

I suoi fiori sono di colore giallo-arancione e i suoi frutti, chiamati appunto chiamati “fichi d’India” assumono una tonalità cromatica che varia dal verde al rosso passando attraverso il colore giallo-arancio quando sono nel pieno della maturità. Sono piante che, essendo così efficienti nell’uso dell’acqua, sono ben diffuse in ambienti aridi e semiaridi, in particolare durante periodi prolungati di siccità; l’Opuntia Indica è ampiamente distribuita in Messico, in gran parte dell’America Latina, in Sud Africa e in tutta l’area del Mediterraneo.

I suoi frutti sono dolci e molto ricchi dal punto di vista nutrizionale, i suoi teneri cladodi sono pure consumati come verdure fresche e in insalata.

 

Usi tradizionali 

A causa del suo contenuto di vitamina C, i frutti dell’Opuntia, come gli agrumi, venivano a volte stoccati su navi destinate a lunghi viaggi per prevenire lo scorbuto.

Il fico d’india è stato usato in medicina popolare in caso di incremento di tutti i lipidi e di glucosio ematici e oggi significativi risultati emersi da recenti ricerche stanno confermando questo impiego secolare.

Il cactus di Nopal è impiegato in salute, nutrizione e cosmetici nelle forme di tè, marmellata, succo e olio estratto dai semi di fico d’ India.

Ad esempio, nella farmacopea della medicina tradizionale subsahariana, i fiori di cactus e i frutti sono dati come agenti anti-ulcerogeni o antidiarroici; i fiori vengono anche somministrati come un farmaco orale con proprietà anti-emorroidali e la linfa estratta dal cladode come trattamento per la pertosse.

D’altra parte le popolazioni indigene consumano notevoli quantità di frutta fresca o secca come cibo e in questi popolazioni i cladodi di cactus, frutta e fiori dell’Opuntia sono presenti nella loro dieta quotidiana per i loro contenuti interessanti di antiossidanti, pectine, polisaccaridi e fibre.

Come prima menzionato, in tempi passati sono stati suggeriti vari usi tradizionali impiegando estratti o composti di Opuntia indica, provenienti dalla medicina popolare. Nel frattempo, questi benefici hanno progressivamente ricevuto una base scientifica grazie a numerosi modelli sperimentali dedicati alla valutazione di composti estratti dal cactus per trattare diverse malattie.

Il loro potenziale terapeutico è stato suggerito per la sindrome metabolica (incluso diabete di tipo 2 e obesità), steatosi epatica non alcolica (NAFLD), reumatismi, ischemia cerebrale, tumori e infezioni sia virologiche che batteriche. È interessante notare che i preparati del cactus di Opuntia  potrebbero esercitare effetti preventivi e terapeutici anche contro l’alcolismo e/o la dipendenza da alcool.

 

Il Fico d’India in nutrizione e nella prevenzione delle malattie

Il frutto dell’Opuntia è ben ricco di fibre  e il suo valore nutrizionale inoltre si basa principalmente sul suo buonissimo contenuto in acido ascorbico, vitamina E, carotenoidi,  amminoacidi e su notevoli quantità di glucosio e fruttosio.

È stato dimostrato che i frutti ben maturi (rossi) di fico d’india contengono taurina (7.7-11.2 mg/100 g di frutta fresca). È stata osservata la presenza di composti fenolici e polifenolici totali (liberi e coniugati) in concentrazioni di 80-90 mg/100 g di peso essiccato, che includono composti quali aromadendrina, taxifolina o diidroquercetina, isoramnetina, vitexina, kaempferolo, quercetina, betalete, betacianine, rutina e derivati come la miricetina, l’orientina e alcuni derivati del pirone.

I brillanti colori tra il magenta e l’arancione di varie specie di frutti Opuntia sono in parte dovuti alla presenza di betalaine, così chiamate perché sono sostanze che si possono trovare anche nelle barbabietole (Beta Vulgaris). Le betalaine includono betacianine e betaxantine, come betanina, isobetanina e acido betamico, che sono meglio assorbiti in una matrice alimentare intera piuttosto che in forma isolata o in forma purificata. Peraltro i betalanidi sono solubili in acqua e hanno un’eccellente biodisponibilità.

Succo di pale di fico d’India

La betalaine sono accreditate di proprietà anti-infiammatorie e effetti antiossidanti superiori a quelli della vitamina C e aiutano anche a proteggere il sistema vascolare in stati di iperglicemia e iperlipidemia, in particolare proteggono dall’infiammazione indotta da citochine, potendo anche ridurre il livello ematico delle citochine infiammatorie.

 

Un aiuto anche al sistema vascolare

L’Opuntia ficus indica può aiutare a proteggere il sistema vascolare quando la produzione di ossido nitrico è eccessivamente indotta. Una specifica sostanza , l’opuntioside del glicoside pironico, ha dimostrato anche di avere effetti ipotensivi.

Un meccanismo di miglioramento sul profilo lipidico si basa sulla capacità delle glicoproteine presenti nell’Opuntia di inibire l’ossidazione dei lipidi e in particolare le LDL le quali, quando ossidate, possono essere fagocitate dal macrofago attivato per generare le rinomate “foam cell” o cellule schiumose, il primo step della formazione della placca ateromasica.

Inoltre un migliore assorbimento del glucosio con maggiore conversione in glicogeno da parte del fegato e del muscolo scheletrico contribuisce agli effetti ipoglicemici esercitati dagli estratti del cladode.

 

Del Fico d’India si usa tuttoI fiori dell’Opuntia ficus indica contengono diversi flavonoidi, in particolare kaempferolo e quercetina. semi possono essere utilizzati per preparare l’olio di cactus, mentre la buccia di cladode contiene lipidi arricchiti in acidi grassi essenziali e antiossidanti liposolubili.

Sempre dal cladode del cactus  sono stati isolati alcaloidi e vari altri flavonoidi, insieme ad abbondanti polisaccaridi dotati di effetti antidiabetici e antiglicativi; inoltre i cladodi contengono vitamine, antiossidanti e vari flavonoidi, in particolare quercetina 3-metil etere, molecola scavenger altamente efficiente contro i radicali liberi.

 

Ha proprietà ipoglicemizzanti

Le preparazioni a base di frutti di Opunita hanno dimostrato un’azione ipoglicemica e ipolipemica e gli animali sperimentali con diabete indotto migliorano il loro quadro metabolico con il consumo di frutti di Opuntia o loro estratti.

I semi di Opuntia ficus indica favoriscono la perdita di peso nei modelli di diabete e di sindrome metabolica del ratto, un risultato associato a una riduzione della tiroxina e del glucosio serici e un aumento delle lipoproteine ad alta densità (HDL), collegati ad un contenuto maggiore di glicogeno a livello muscolare ed epatico.

Gli studi sull’uomo fatti negli anni 80 hanno dimostrato i livelli di glucosio e insulina misurati a digiuno nei soggetti sani erano stabili quando si mangiavano i cladodi.

L’assunzione alimentare dei cladodi di Opuntia ficus indica era causa di un ridotto assorbimento postprandiale da parte dello zucchero secondo studi effettuati su  pazienti affetti da diabete mellito di tipo II che li avevano assunti regolarmente. Dopo un test di tolleranza al glucosio, l’aumento di insulina e glucosio è risultato ritardato rispetto ai soggetti di controllo non trattati: inoltre i livelli plasmatici di glucosio e insulina risultavano ridotti. In un altro studio eseguito su un adeguato numero di soggetti in stato pre-diabetico, dopo 10 giorni di ingestione del cladode prima dei pasti, è stata osservata una significativa riduzione del livello di glucosio nel siero.

In questi studi, i risultati suggeriscono che l’effetto ipoglicemico prodotto da O. ficus indica potrebbe essere spiegato da a meccanismo che riduce l’assorbimento intestinale del glucosio (effetto fibra). Infatti le fibre solubili in esso contenute, tra cui pectine, gomme e mucillaggini, possono aumentare la viscosità del cibo nell’intestino, rallentando o riducendo l’assorbimento dello zucchero. L’effetto della fibra solubile nel ridurre le concentrazioni di glucosio nel siero sono un meccanismo d’azione ipoglicemico  proposto per il cactus dell’Opuntia.

Contemporaneamente si è evidenziato come questi effetti non dipendessero dai livelli ematici di ormoni coinvolti nella regolazione del metabolismo degli zuccheri quali il glucagone, il cortisolo e dall’ormone della crescita.

 

Effetto anti-iperlipidemico e anti-ipercolesterolemico

L’effetto anti-iperlipidemico dopo l’ingestione del cladodio è stato studiato solo in tempi recenti. In generale si può affermare che un periodo prolungato di sazietà è stato registrato dopo il consumo dei cladodi.

In una serie di studi con le cavie, Fernández et al. hanno dimostrato che la riduzione dei lipidi del sangue è stata attribuita a una pectina presente nei frutti della Opuntia a causa della sua capacità legante verso gli acidi biliari: si è concluso che anche l’assorbimento della bile nel colon era ridotta. La pectina è stata attribuita come responsabile della riduzione dell’assorbimento lipidico, del controllo dei livelli di lipidi nel sangue e infine della riduzione del peso.

Risultati piuttosto analoghi sono stati trovati dal gruppo di Wolfram et al. i quali hanno riportato una riduzione dei livelli di colesterolo totale, LDL, apolipoproteina B, trigliceridi, fibrinogeno, glicemia, insulina e urato. Gli effetti anti-iperlipidemici sono stati attribuiti alla pectina della polpa del frutto, mediante riduzione dell’assorbimento lipidico e aumento escrezione di steroli fecali.

Aumentare il consumo di fibre alimentari nella dieta, come di fatto ben contenute sia nel cladodio che nel frutto, delle specie di Opuntia, è stato associato a livelli di colesterolo più bassi perché le fibre alimentari causano e accelerano la secrezione di acidi biliari e colesterolo. Questo perché si legano alla fibra e in forma sequestrata sono eliminate nelle feci, riducendo la possibilità del suo riassorbimento previa il circolo entero-epatico.

L’Opuntia ficus indica è stata studiata in soggetti umani e si è notato come le preparazioni dei suoi estratti da foglie miglioravano sensibilmente i parametri lipidici nei pazienti con sindrome metabolica, abbassando il colesterolo totale, HDL, lipoproteine a bassa densità (LDL) e trigliceridi entro 14 giorni dall’inizio del trattamento.

Un altro piccolo studio pilota umano con estratti dai frutti ha dimostrato effetti ipolipemizzanti in una popolazione ipercolesterolemica familiare riducendo il colesterolo totale, LDL e colesterolo HDL, trigliceridi, glucosio e acido urico.

Voglio anche ricordare come, essendo un alimento tradizionale, il fico d’India è considerato sicuro in gravidanza e durante l’allattamento

Impiego corretto dei frutti e dosaggio di preparati nutraceutici a base di Opuntia indica

Polveri e estratti concentrati di frutta, foglie o cladodio vengono presi a dosaggi compresi fra i 300-500 mg alla volta, due o tre volte al giorno, preferibilmente prima dei pasti con abbondante acqua.

Figura estratta da Osuna-Martínez et al., Nat Prod Chem Res 2014, 2:6

Per quanto concerne l’estratto dai cladodi, importante è che il preparato assunto sia etichettato come “estratto secco di polpa dei cladodi di Nopal (Opuntia ficus indica) titolato al 50% della frazione polisaccaridica”.

Circa l’impiego del frutto, il massimo effetto lo si ottiene sempre con il consumo prima dei pasti principali: personalmente consiglio prima di pranzo e cena, consumando al massimo 2 frutti di medie dimensioni al giorno.

In tal modo, oltre ai sopracitati effetti metabolici, si ottiene un effetto regolarizzante il transito intestinale che assicura la regolarità dell’alvo.

Prestare attenzione a non eccedere nel consumo dei frutti perché quantità eccessive possono determinare un effetto opposto a quello appena menzionato, ovvero la formazione di un fecaloma con possibile blocco intestinale.

 

Continua

 

Bibliogarfia selezionata

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Photo Credits thekitchn.com, ruthelsesser.wordpress.com, rimedionaturale.it, giardinaggio.net, sorgentenatura.it, salentodolcevita.com, 

orizzontisicani.altervista.org, salepepe.it, thespruceeats.com   

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