Gestire aggressività e violenza durante il periodo Covid-19

Il comportamento aggressivo sotto Covid-19: comprenderlo per gestirlo

 

Demone, dov’è andato il mio angelo?

Gary Clarck, in Bright Lights

 

Da sempre l’uomo ha ricercato un ambiente favorevole che potesse fornire un certo grado di quiete e sicurezza. I ricordi del nostro ambiente di solo qualche mese fa hanno l’immagine di un clima favorevole e certo negli esiti.

Tutto è scomparso, anche il dinamismo iniziale con il quale molti hanno fronteggiato la minaccia virale, sostituito da un altro tipo di energia conseguente il vissuto di “impotenza ad agire”: l’aggressività.

L’improvvisa atmosfera “dietetica” covidiana ha portato cambiamenti ed è difficile non maturare sensazioni di disappunto, nostalgia o anche aggressività sotto forma di rabbia e tensione interiore. Come in Monochrome di Yann Tiersen (qui nella versione con testo in italiano N.d.R.), si vive una sensazione “monocromo”: «pavimenti monocromi, muri monocromi / appartamento monocromo, vita monocroma / solo un bianco disordine».

I cambiamenti sono alterazioni, correzioni di rotta, che richiedono di sviluppare maggior abilità. Spesso non si associano a una sensazione positiva, soprattutto se abbinati a incertezze economiche o lavorative in cui il futuro appare come un incoerente punto interrogativo.

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Credits Syndrome Magazine

I diversi vissuti sono proprio una questione di punteggiatura

In questo periodo pandemico è in atto la riprogettazione degli individui, sia nei comportamenti che nel modo di pensare il proprio ambiente. Occorre trovare una nuova scrittura per descrivere una  situazione che, si spera, non sia intrappolata nel termine propagandato ‒ tuttavia vago, rozzo, confuso ‒ di “evasione dalla comfort zone”, il quale viola tutte le regole socialmente accordate: il punto interrogativo non va confuso con i punti sospensivi con funzione di aggancio.

Con la persistente incertezza l’entusiasmo si tramuta in aggressività e riprendere in mano la propria vita non è una questione di viltà. Siamo realisti, soprattutto mettendoci nei panni di chi non è acquattato negli allori.

Fotografia dell’artista Olivier Valsecchi, “Time of War VIII”, serie Dust, 2013, particolare

L’aggressività è una potente carica psichica

È un “collante” dello squilibrio, adesivo delle insoddisfazioni, delle “cose che non vanno”.

Lo scarico dell’energia può avvenire nei confronti delle persone che amiamo.

Può essere continuo, progressivo, logorante fino a “rompere” il vaso delle relazioni, con conseguente impossibilità di rimettere a posto i pezzi come prima.

Ma può capitare di non rendersene conto fino in fondo. Invero, quando si descrive il comportamento aggressivo ‒ sulla scorta dell’interpretazione cristiana ‒ si tende ad attribuirlo all’identità dell’individuo: «Quella è una persona cattiva».

Quando siamo noi a commettere il medesimo atto, si rifiuta questa attribuzione e il focus cade sulla condotta: «In quell’occasione ho avuto un comportamento sbagliato».

Ma sarebbe noioso, se non pedante, parlare dell’aggressività in termini esclusivamente scientifici.

Credits Head Topics

Cosa viene in mente quando si parla di aggressività?

Molteplici sono le visioni che possiamo annoverare: è il frutto di una potenziale aggressività fisica la trama sociale che vedeva la donna come docile moglie tutta casa, che assecondava marito e figli in ogni loro desiderio, asseverando i rituali etici-religiosi convenzionati per tradizione, legata alla casta sociale e all’educazione ricevuta sotto la direttiva forza dominatrice dell’uomo, detentore di un maggior potere, quello aggressivo appunto.

Al polo opposto, nella visione post-moderna, è la donna intellettuale in carriera in cui “l’aggressività” edifica scopi di universale costruttivismo.

La civiltà industriale ha allentato le “catene relazionali”, così come le nostre pulsioni, certamente con giovamento fisico. Non si assiste quasi più fisicamente alla “picchiata”, tuttavia emerge un altro fenomeno non meno preoccupante: l’aggressività relazionale, quella psicologica, dove molto spesso la “vittima è Lui” (Per maggiori approfondimenti : “La violenze di genere: quando la vittima è lui” di Stefania Cito e Claudio Lombardo, N.d.R.).

Opera dell’artista Olivier Valsecchi, tratta dalla serie “Dust”, 2013

Queste due forme di aggressività, sono già presenti nell’infanzia

Per Edmund Bergler il bambino è intrappolato in una «nevrosi di base» per cui, essendo inizialmente produttore e sicuro di ogni cosa, è ferito dallo svezzamento, sentendo crollare la magia di cui era circonfuso così da reagire rabbiosamente: sputo, vomito, dimenìo.

Non diversamente è l’aggressività del mio bulldog inglese, Ares (nomen omen), nell’impossibilità di assalire furiosamente un suo simile, alla presa stretta del guinzaglio e l’inevitabile reprimenda, volge i suoi denti verso la sorella che le è a fianco, Athena. Un comportamento canino definito in gergo «direzionale» fa comprendere che l’aggressività, in un modo o nell’altro, è l’energia che va scaricata.

 

Credits anybulldog.com

Cos’è la “Finestra di tolleranza”?

Ed è proprio quest’ultimo il punto cruciale che ha spinto Segal, sulla scorta di McLean, a descriverla magistralmente con la sua «finestra di tolleranza» (figura 1): è presente  un limite superiore e uno inferiore, dentro questa “finestra” è la normalità delle reazioni.

Un grafico che mi ricorda l’elementare trasmissione sinaptica, anch’essa vittima del potenziale di azione! Lo scopo è quello di evitare i segnali soprasoglia!

Per rendere la problematica ancora più chiara possiamo fare un esempio con la glicemia, la concentrazione di glucosio (uno zucchero) presente nel sangue. Quando è al limite inferiore il funzionamento del corpo non è efficiente, allo stesso modo quando si trova a quello superiore (valori bordeline) subentrano medesimi e nuovi problemi, come sonnolenza, stanchezza, spossatezza, capacità ridotta di ragionamento e via dicendo.

Dipende dal materiale alimentare ingerito e dalla nostra genetica. Allo stesso modo, il comportamento aggressivo dipende dalle nostre predisposizioni innate e dal materiale “psico-sociale” che assorbiamo, percepiamo ed elaboriamo fin dall’infanzia (esperienze derivanti da famiglia, gruppo dei pari, relazioni, etc.).

Figura 1

L’importanza del contenimento

Mantenere la glicemia dentro la “finestra” ottimale, né alta e né bassa, con un’alimentazione bilanciata, predispone il nostro organismo ad un corretto funzionamento. Allo stesso modo l’aggressività, la nostra carica psichica, deve rispettare certi limiti di tolleranza.

Quando questa è carente, genera alcuni disagi, a volte risolvibili con un buon caffè. Se, invece, si trova al limite superiore o l’oltrepassa, la persona può non controllare le proprie reazioni e cadere in un vortice di comportamenti irrazionali sullo sfondo di un caos emotivo distruggendo oggetti, relazioni, persone.

È l’indomabile incendio della disgregolazione emotiva: divampa dentro noi come fiamme ‒ in una galleria interiore ‒  che bruciano ogni cosa senza via d’uscita!

Opera del pittore Vito Giarrizzo, “Cromos”

Freud e la “carica psichica”

Fu Freud, sulla scorta di Wundt e Janet, a fondare la concezione della “carica psichica”: l’energia aumenta, diminuisce, si incanala , si suddivide e si annulla.   

Il mondo costruito dalle teorie freudiane era dominato da pulsioni, che trasportano in violente e incontrollate passioni, proprio come le opere di Breton e Soupault.

Freud parlò di un «Istinto (Pulsione) di morte», una forza distruttiva dentro l’essere umano, Thanatos, tenuta a bada egregiamente – fino a poco tempo fa – da altri tipi di potere: Religione e Capitalismo. Comprare, sperperare, pregare anziché far uso di una buona psicoterapia.

Le risposte infiammatorie da Covid-19 sono gravi e aggressive, non soltanto per il corpo. Esiste una pulsione di morte, la spinta a distruggere, che suscita in noi il coronavirus.

Credits Annalisa Barbier

L’aggressività ha una curva esponenziale

Se la carica psichica (l’aggressività) sale con una curva logaritmica nella persona in stato di quiete – o con una buona abilità di gestirla –  nell’individuo più impulsivo e reattivo è una curva esponenziale. Costrizioni, incertezze ambientali (come episodi pandemici), isolamento e via dicendo possono spostarci in quest’ultima circostanza. È la matematica del funzionamento interiore.

Quando si attiva la nostra forza distruttiva, può essere inefficace trattarla con tecniche meditative basate su mantra che prevedono di recitare “uigurico, ciagataico, kurgan”  il tutto accompagnato da selvaggi ululati!

È incestuoso tradurre questa forza indomabile in docilità. Sono due linguaggi diversi che non potranno capirsi, e nessuno vuole apprendere dall’altro.

Bisogna essere all’interno di questo vortice per comprendere la sua incontrollabilità. È una sensazione tra l’ansia e l’ardente voglia di liberarsene ad ogni costo o, meglio, a qualunque costo, senza ragioni.

Credits Antro di Chirone

Gli esempi sono vivi anche nella storia dell’arte

Un funzionamento che ho approfondito con il mio lavoro all’estero e che non ho mai scoperto con studi universitari, colloqui sulle scale della biblioteca con ricercatori di altri ranghi e caste accademiche, scaffali abusati nel cuore della notte, sempre dopo la visita della vigilanza! I bagni, invalicabili frontiere, non subivano il controllo, ma in quelle ore di buio nulla che potesse descrivere ciò che alcuni vivevano, l’oscurità più totale!

Un uomo, il Caravaggio, si può identificare nella fisionomia della persona nervosa e irascibile, o una donna nel dipinto seicentesco «Giuditta decapita Oloferne» sono vittime di questa forza.

I metodi di rilassamento possono servire nello stato di quiete o nelle fasi iniziali della monta aggressiva. Ma il punto cruciale è ricercare delle vie di fuga, dei “sistemi di emergenza”.

Credits Photoshop

Gli effetti della pandemia da SarsCoV2

In questo periodo, in un post dei social network, si è criticata aspramente l’importanza dello jogging, come se non fosse essenziale, eppure, considerando la natura dell’essere umano, è una delle attività fondamentali per canalizzare in modo efficiente l’aggressività, già “ingabbiata” dalle politiche di isolamento domiciliare.

Gli effetti sociali della pandemia entrano nelle nostre case dove molte persone si trovano nella vicinanza forzata con la loro famiglia. Come esposto da Brookset e collaboratori (2020) e Van Bavel e collaboratori (2020) a fronte dell’emergenza Covid-19 «c’è un rischio di confusione e rabbia, tendenze emotive che possono essere esplosive quando più membri della famiglia le sopportano contemporaneamente per settimane o mesi».

Credits Euronews

Cosa dicono gli studi

Gli studi di Ellemers (2013), Greenaway (2015) e Owen (2020) e collaboratori suggeriscono che la prossimità forzata è un fattore di rischio per l’aggressività, la violenza domestica e la violenza intima dei partner (IPV).

Un articolo recente pubblicato su The Guardian (2020), ha riferito di come l’impennata di casi di violenza domestica siano uno schema che si ripete a livello globale nei periodi di pandemia.

Come evidenziato da Bradbury‐Jones, Caroline e Louise Isham in The pandemic paradox, in tali periodi, aumentano le chiamate di Helpline per violenza domestica.

Così, l’ambiente esterno, abusato attraverso tattiche di controllo, sorveglianza e coercizione, e quello interno, vissuto come luogo non sicuro, mettono a rischio la sanità anche “delle vite non infettate”.

Credits Bulk powders

Attività fisica come panacea

Lo scarico tramite l’aiuto dell’attività fisica, abbinato allo svago, possono limitare danni a se stessi e ad altri e rafforzare il sistema immuninario. (A tal proposito dovrebbero esistere dei modelli di intervento per garantire la loro attuabilità.)

Altresì, è importante l’alimentazione, dato che questa energia è soggetta a variazioni dipendenti dalle calorie introdotte. Non dimentichiamo che i disturbi psichici sono aumentati parallelamente alla sovralimentazione.

E anche in questo caso viene in aiuto la matematica: maggiori calorie + “carica” ai pensieri intrusivi = comportamenti aggressivi. Sovralimentazione e sedentarismo amplificano la pulsione di morte.

Credits paginemediche.it

Sovralimentazione=aumento di problemi psichici

Di seguito altri consigli che possono esservi utili:

1 – Accettate la contraddizione di questa energia, senza ripudiarla o sentirvi in colpa.

Come affermava Machiavelli «Siamo cattolici e insieme gente cattiva e senza religione».

L’accettazione, antagonista dell’evitamento esperienziale, genera capacità d’azione laddove il senso di colpa la deprime. Secondo il modello dell’Acceptance and Commitment Therapy (ACT), l’accettazione  e l’impegno (‘commitment’) è ciò che favorisce il cambiamento e il benessere psicologico.

Tali atteggiamenti, se protratti nel tempo, generano quella “flessibilità psicologica” legata alla sensazione di benessere. Stabilire rituali e obiettivi giornalieri può esservi di aiuto.

2 – Intercettate il giorno in cui si siete maggiormente “carichi”. Anche se questa forza è soggetta a variazioni, tenete pronta una strategia d’azione preventiva (tecniche di rilassamento, dietary intake, naturopatia ecc.) o immediata (attività fisica in qualsiasi forma). Ognuno ha un suo sistema per affrontare questa emergenza.

3 – Rendete tutto quanto personalizzabile, in termini di fasi del giorno, metodi di scarico, alimentazione (più calorie nella prima fase del giorno e meno nella seconda, o il contrario; in base a come, questa energia, si “comporta” dentro di voi).

Credits greenMe

Rimanete dentro la “Finestra di tolleranza”

“Se una situazione non si può aggiustare, allora non possiamo farci niente”.

Ogni circostanza può andare sempre peggio, basta volerlo. Ma anche il contrario è possibile se vogliamo, quella stessa identica forza, verso la costruzione, divenendo “architetti” del nostro futuro, abbinando una crescita legata allo stress o, per dirla con Gary Clark in Low Down Rolling Stone, riuscendo a «Raggiungere il punto in cui l’oscurità è il mio compositore.

Credits Envato Elements

Trova la tua melodia

Come nell’esempio della donna in carriera! Ricordiamo che l’energia interiore può trasformarsi e gli esempi sono i più disparati*: l’aggressività può essere volta in spirito organizzativo e beneficio degli altri o in zelo di virtù o in dinamicità naturale che stabilisce l’attaccamento del lavoro o in brama sessuale e in amore e via dicendo.

Lo studio di questa energia ci insegna che “Da un Demone può nascere un Angelo”.

 

* In questo punto si muove una critica a Freud  che mal si presta ad una visione unitaria esauriente, leggendo la “carica psichica“ – che anima la “pulsione di morte” – con la prospettiva dalla quantità. Emerge l’aspetto qualitativo: la metamorfosi in forme più utili. Un argomento, toccato in superficie, in “Opere letterarie” 1925.

 

 

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