Il Fitness metabolico – Parte Prima

La sedentarietà, insieme all’eccessivo apporto calorico, all’alimentazione spesso sbilanciata e all’accumulo di stress, ha portato a un aumento delle malattie definite del BENESSERE o SINDROME METABOLICA. La sempre maggior attenzione da parte dei mass media verso i tragici eventi, che coinvolgono giovani e meno giovani, ha sensibilizzato la pubblica opinione verso le patologie cardiovascolari quali cause di morte. Il termine SINDROME METABOLICA descrive un insieme di fattori di rischio metabolico che aumenta la possibilità di sviluppare malattie cardiache, ictus, diabete.

La sindrome metabolica è diagnosticata quando sono presenti i seguenti fattori di rischio:

• elevata quantità di tessuto ADIPOSO ADDOMINALE (valutato mediante misure e circonferenze vita/fianchi);
• basso colesterolo HDL;
• elevati livelli di TRIGLICERIDI;
• elevati valori di PRESSIONE ARTERIOSA;
• elevati livelli di GLICEMIA.

Un fattore molto importante per prevenire e curare la sindrome metabolica e molte patologie cardio-respiratorie è l’attività fisica. È noto da tempo che l’esercizio fisico svolge un ruolo fondamentale nelle malattie cronico-degenerative. La strategia fondamentale per salvaguardare lo stato di salute è basata sulla prescrizione d’attività fisica utile a migliorare l’efficienza cardio-respiratoria, la composizione corporea e, più recentemente, è stato riscontrato il valore dell’attività fisica per quanto riguarda il miglioramento della forza. Dati sperimentali hanno dimostrato che lo svolgimento di attività fisica regolare è associata a benefici per la salute anche quando l’allenamento rimane invariato. Dai dati forniti dal Dipartimento sulla Salute e i Servizi Americani, dalla Società Chirurgica di Atlanta, dai Centri di Cura e Prevenzione delle Malattie Croniche e da numerosi articoli emergono i seguenti benefici:

BENEFICI PRODOTTI DA UNA REGOLARE ATTIVITÀ FISICA

– Miglioramento della funzione cardiovascolare e respiratoria.
– Aumento del consumo d’ossigeno a causa dell’adattamento centrale e periferico.
– Minor periodo di ventilazione per raggiungere un’attività sub massimale.
– Ridotto consumo d’ossigeno miocardico per ottenere uno sforzo sub massimale.
– Valori di frequenza cardiaca e pressione arteriosa inferiore, in corrispondenza di sforzo sub massimale.
– Aumento della densità dei capillari nell’apparato muscolo scheletrico.
– Aumentata soglia d’esercizio per la presenza del lattato in circolo.
– Aumentata soglia d’esercizio per la comparsa di segni o sintomi patologici (angina, depressione tratto ST, claudicazione).
– Riduzione dei fattori di rischio coronarici.
– Ridotti valori di pressione sistolica/diastolica a riposo.
– Aumentati livelli nel siero della lipoproteina HDL e ridotti livelli di trigliceridi.
– Diminuita presenza di grassi nell’organismo, particolarmente intra-addominale.
– Diminuita richiesta d’insulina, migliore tolleranza al glucosio.
– Diminuita mortalità e morbilità.
– Attività di Prevenzione primaria (interventi richiesti per prevenire disfunzioni cardiache).
– Attività di Prevenzione secondaria (interventi da predisporre dopo una disfunzione cardiovascolare per prevenirne un’altra).

Un’intensa attività fisica è associata a diminuita incidenza di mortalità per cause coronariche e di comparsa di malattie cardiovascolari e coronariche, tumori del colon e diabete di tipo 2.
La morte per ragioni cardiovascolari, o per altre cause sopra elencate, è ridotta nei pazienti con infarto del miocardio che si sottopongono ad un programma di riabilitazione cardiaco mediante esercizi fisici, specialmente se concomitante ad una riduzione dei fattori di rischio. Gli stessi pazienti non mostrano, tuttavia, una riduzione del numero di reinfarti non mortali.

L’attività motoria produce anche altri benefici:

• diminuita ansietà e depressione;
• maggiore capacità di svolgere il lavoro e le attività ricreative;
• aumentato senso del benessere.

A questi possiamo aggiungere:

• diminuzione del grasso corporeo ;
• ipertrofia muscolo scheletrico;
• aumento del carico di rottura delle ossa, legamenti, tendini.

In assenza di patologie cardiovascolari significative, i rischi prodotti dall’esercizio fisico sono estremamente bassi. Un ampio studio retrospettivo eseguito nei centri YMCA ha rivelato un caso di arresto cardiaco e un caso di morte rispettivamente ogni 2.253.267 e 2.897.057 ore di attività svolta. Una recente pubblicazione conclude che approssimativamente 0,75 maschi e 0,13 femmine ogni 100.000 muoiono in un anno durante un’attività fisica. L’incidenza delle complicazioni cardiovascolari durante l’attività fisica è maggiore nelle persone con disturbi cardiovascolari rispetto a quelle sane. Oggi l’introduzione delle moderne procedure (rivascolarizzazioni, terapie farmacologiche) ha notevolmente ridotto la frequenza di eventi cardio-circolatori.

In Pazienti sottoposti a riabilitazione cardiaca una complicazione cardiovascolare importante si presenta ogni 60.000 ore. E’ inoltre interessante notare come il rischio di complicazione non cambi nelle sessioni svolte nella mattinata, rispetto a quelle svolte nel pomeriggio. Di seguito riporto una tabella del rischio di comparsa di complicazioni cardiovascolari.

CONDIZIONI ASSOCIATE ALLA COMPARSA DI COMPLICAZIONI CARDIOVASCOLARI

(Adattato da Haskell W.L. cardiovascular complications during exercise training of cardiac patients)

STATO CLINICO

– Infarti molteplici di miocardio.
– Ridotta frazione di eiezione ventricolo sinistro (< 30%).
– Angina pectoris instabile o a riposo.
– Importanti aritmie a riposo.
– Lesione della coronarica discendente anteriore sinistra con una significativa occlusione (≥ 70%).
– Aterosclerosi in molteplici vasi, evidenziata con angiografia.

PARTECIPAZIONE ALL’ATTIVITÀ FISICA

– Mancata esecuzione di appropriate attività di riscaldamento e raffreddamento.
– Superamento dei valori di frequenza cardiaca prescritta dai programmi.

Molte sono le ricerche di laboratorio, studi epidemiologici, che hanno dimostrato l’importanza dell’attività fisica associata ad uno stile di vita che miri alla salute, al benessere e alla riduzione dei fattori di rischio.

 

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