Caro lettore, in questo editoriale mi preme porre l’attenzione su un pensiero: mai avrei pensato che dopo più di un anno da quando ne abbiamo sentito parlare (è del 7 gennaio 2020 l’identificazione e la denominazione del nuovo virus Sars2 Covid19) ho bisogno ancora, in qualità di medico specialista assieme ai miei colleghi, di informare, non tanto su cosa fare per evitare i contagi di cui molto, in maniera più o meno frammentata si è già detto. Quanto di informare su cosa fare per innalzare la soglia di difesa del nostro sistema immunitario, per evitare quanto possibile la replicazione del virus una volta contratto, per favorire la guarigione (non nei casi gravi o complicati di appannaggio ovviamente di strutture ospedaliere preposte).
Troppi sono infatti ancora i contagi: risultato a volte paradossale rispetto alle misure precauzionali prese in alcuni paesi in modo più oculato che in altri, ma che comunque necessita di osservazione da parte del più attento dei medici o scienziati perché corrispondente a quella che continua ad essere l’evidenza di una fragilità dilagante nella popolazione.
Considero personalmente un atto superficiale dimenticarsi che l’organismo umano è molto complesso nella sua malattia, ma anche nelle possibilità di ritrovare un suo equilibrio e quindi di mantenere la salute: se pensassimo che per evitare che la nostra nave affondi basta non guardare la punta dell’iceberg, invece che affrontare tutta la parte apparentemente invisibile ma sostanziale dello stesso, saremmo ovviamente in errore. La stessa cosa accade quando ci dimentichiamo che il nostro sistema immunitario è un battaglione complesso di cellule, regie, avamposti, modalità di segnale di regolazione dell’attacco o della difesa, e di strategie di intervento, concettualmente infallibili, o se non altro, attivabili in più modi.
L’utilizzo di un vaccino, scegliendo tra quelli più sicuri, ci fornirà in tempi e caratteristiche previsti dalla tipologia di vaccino stesso una immunità specifica, ovvero una risposta anticorpale specifica che ci aiuterà verso il ceppo di virus per cui il vaccino è stato costruito. E questo è, e sarà un grande aiuto.
Ma ancora quasi nulla arriva all’opinione pubblica e quindi al soggetto potenzialmente sano, su cosa si può fare e se veramente si può fare qualcosa di scientificamente provato, per rinforzare le difese immunitarie in generale: ovvero non in modo superficiale, ma anzi in modo efficace e non solo verso questo tipo di virus ma verso tutti i microbi.
Quanto riporto di seguito non può essere una sostituzione di trattamenti o terapie specifiche in corso di patologia conclamata o complicata (dal punto di vista polmonare, cardiaco o vascolare), ma “solo” una sintesi di suggerimenti essenziali e pratici, alla portata di tutti che facciano da guida: solo alzando tutti e contemporaneamente la soglia di difesa, saremo più forti.
- Favorire l’integrità delle barriere mucosali: naso-faringe, occhi e intestino sono le porte d’ingresso del virus e devono rimanere integre. Come:
- evitando situazioni di secchezza o di stimolo irritativo dell’aria che respiriamo, o di sbalzi di temperatura (a casa, in ufficio): questo porta alla perdita della prima difesa verso i microbi esterni ovvero il muco, e la conseguente facilitazione all’entrata in circolo degli stessi (si potranno usare umidificatori, si arieggerà frequentemente, si eviteranno sostanze inalanti irritanti come profumi d’ambiente aggressivi o disinfettanti aggressivi)
- favorendo la qualità delle fonti naturali di difesa di questi tratti, ovvero del muco e del microbiota del cavo orale, nasale e intestinale:
-con lavaggi nasali quotidiani (con soluzione fisiologica o simili, con preparati naturali ayurvedici)
-con preparazioni di ri-equilibrio della flora batterica in loco (microbiota)
-igienizzando l’ambiente con olii essenziali nebulizzati
- Scongiurando replicazioni del virus dopo un possibile contagio: favorendo quanto sopra e con l’uso di rimedi che stimolano il immunitario locale specifico (per esempio il propoli spray per chi non è allergico, o i collutori). Ricordo che è la replicazione del virus a rappresentare infatti la prima possibilità che questo diffonda nel nostro organismo passando dal semplice contagio a malattia più o meno grave.
- Rinforzare la cosiddetta immunità innata, quella cioè che a prescindere dal tipo di attacco microbico e in modo indistinto, è la responsabile del rinforzo della difesa di base del sistema immunitario, e quella che spiega perché, di fronte all’essere contagiato, solo alcuni sviluppano malattia e altri no o in misura solo paucisintomatica. Con:
- adeguato apporto di vitamina D, vero e proprio ormone rivelatosi essenziale nelle difese contro il virus: 2000 unità I. al giorno per un adulto, fino a 3000 U.I. in persone sovrappeso o di più se con carenze (si monitora valutando il dosaggio plasmatico di 25 OH Vit D, stando attenti se si ha tendenza a calcolosi renali o renella)
- vitamina C: 1 grammo al giorno almeno per gli adulti, per tutto il periodo di pandemia
- adeguato apporto di zinco e vit A: dosabile facilmente nel sangue, lo zinco è un minerale fondamentale per i nostri sistemi di difesa, ed è molto diffusa la sua carenza per tendenza a mal assorbimento intestinale, malnutrizione, o situazioni preesistenti di infiammazione cronica silente
- eventuale integrazione specifica con nutraceutici o integratori di comprovata funzione di immuno modulazione o antiinfiammatoria ma che devono essere usati in un corretto contesto di terapia personalizzata: quercitina, lattoferrina, papaia fermentata, fitoterapia specifica. In commercio inoltre ci sono prodotti a base di aminoacidi specifici, magnesio, vitamina c e acido salicilico che aiutano molto a contenere qualsiasi tipo di infiammazione e a favorire le prime difese contro il virus. Nel caso del Covid 19, per la sua affinità verso il danno vascolare e l’aggregazione piastrinica, il “semplice “ uso del salicilato o dell’aspirina (antiinfiammatorio) nelle fasi iniziali del contagio o della malattia paucisintomatica, può aiutare a scongiurarne le complicanze. Molto sbagliato invece è l’utilizzo di antipiretici e antalgici che abbassano la temperatura precocemente (ricordo che la febbre, rappresenta la prima arma di difesa verso il virus) e che possono “silenziare” un sintomo che può celare uno stato infettivo più importante o pericoloso.
- Scegliere la giusta nutrizione, che deve essere:
- povera degli alimenti sbagliati: tutti quegli alimenti che direttamente o indirettamente per il loro effetto sul nostro microbiota intestinale sono causa di stimolo infiammatorio costante (la cosiddetta infiammazione cronica silente che non fa altro che ridurre le nostre capacità di difesa da un lato, e di favorire la cascata citochinica, così tristemente nota nella gravità della malattia da Covid 19 dall’altro)
- ricca degli alimenti giusti: quelli cioè che rinforzano il nostro sistema immunitario non solo perché apportatori dei “mattoncini dei nostri sistemi di difese”, ma anche perché in grado di non sovraccaricare o addirittura favorire la funzione di organi estremamente importanti nel regolare una risposta immunitaria efficace dell’organismo, come il fegato, i polmoni, e l’intestino.
- individuare le categorie più fragili e proteggerle:
- persone note per affezioni delle vie respiratorie croniche, o malattie croniche o degenerative
- obesi e diabetici noti e non noti
- soggetti malnutriti (in termini di sarcopenia, ovvero carenza di proteine, o di disvitaminosi, molto più diffusi di quello che si possa pensare)
Nel corso di questo mese, caro lettore, continuerà il mio intento di darti degli spunti di riflessione e di consapevolizzazione sul tuo stato di salute e alcuni strumenti di prevenzione, augurandoti un anno di benessere e rinnovo.