Dall’Osteopata per molte disfunzioni
L’Osteopatia è un sistema di trattamento manuale che identifica nel cambiamento di mobilità di un’articolazione o tessuto (disfunzione osteopatica) la causa di una serie di alterazioni strutturali e fisiologiche le quali possono predisporre allo sviluppo di algie e disordini organici.
La valutazione osteopatica è rivolta a individuare le disfunzioni che, secondo i principi osteopatici, possano essere responsabili direttamente o indirettamente del disturbo lamentato, e a correggerle attraverso tecniche specifiche applicate sia a livello locale che generale.
Moltissime sono le condizioni che possono essere oggetto del trattamento osteopatico.
Oggi parleremo della condropatia articolare, condizione che può colpire varie articolazioni del corpo, e che nel tempo evolve nella ben nota artrosi, patologia reumatica di natura degenerativa responsabile di dolore e limitazione funzionale per l’80% della popolazione oltre i settant’anni.
La cartilagine: un prezioso supporto alle articolazioni
Nel corpo umano esistono diversi tipi di cartilagine (ialina, elastica, fibrosa), ognuno dei quali forma strutture diverse con funzioni specifiche. La cartilagine che riveste la superficie dei capi ossei che formano una articolazione è detta cartilagine ialina, ed è composta da cellule specializzate, i condrociti, e da matrice extracellulare.
Un’articolazione sana mostra una cartilagine di colore bianco-bluastro, lucida, integra, ben lubrificata, che è il prodotto dell’attività secretoria di tali cellule specializzate, più abbondanti nello strato di transizione e in quello radiale. I precursori dei condrociti, i condroblasti, secernono matrice cartilaginea che progressivamente li circonda e li avviluppa.
Quando questa attività è completata, i condroblasti maturano in condrociti, che possono entrare in fase quiescente e poi tornare in quella condroblastica per riprendere l’attività di sintesi quando parte delle cellule sia distrutta dallo stress meccanico.
I condroblasti provvedono alla produzione della sostanza fondamentale – formata prevalentemente da acqua, fibre, collagene, acido ialuronico, proteoglicani e glicoproteine – la quale conferisce alla cartilagine le sue capacità di resistenza alla compressione e alla trazione, permettendole di agire da “cuscinetto” che dissipa le forze agenti sull’articolazione. Inoltre, la cartilagine rende lisce le superfici ossee che vengono a confrontarsi nell’articolazione, favorendone il reciproco movimento.
Liquido sinoviale, lubrificante essenziale
A questa azione contribuisce anche il liquido sinoviale prodotto dalla membrana sinoviale (che riveste la superficie interna della cavità articolare non coperta dalla cartilagine). Lo strato intermedio (sub-intimale) della membrana, formato da connettivo lasso, è ricco di capillari sanguigni che producono il liquido sinoviale dal plasma, per un processo di diffusione e ultrafiltrazione. Esso lubrifica l’articolazione, e al tempo stesso fornisce nutrimento alla cartilagine matura, la quale non è vascolarizzata.
Se lo fosse, i continui stress meccanici subiti dall’articolazione romperebbero i capillari, causando emorragie locali. Nel caso di lesioni del tessuto cartilagineo, lo scarso afflusso sanguigno rallenta o impedisce il normale processo di riparazione e guarigione del tessuto; perciò, una volta lesionata la cartilagine, viene meno la protezione dell’osso sub condrale.
Condropatia, condromalacia e artrosi: che differenze ci sono?
Il termine condropatia si riferisce quindi all’iniziale sofferenza del tessuto connettivo della cartilagine articolare, che si assottiglia: quando compaiono lesioni della cartilagine si parla di condromalacia, la quale evolve progressivamente in artrosi. Si tratta dunque di un processo in tappe progressive:
√ a causa di fattori intrinseci o estrinseci, lo strato di cartilagine si assottiglia;
√ la cartilagine si lesiona, prima in una zona specifica, dove si crea maggiore attrito, poi il numero delle lesioni aumenta;
√ la perdita di protezione dei capi ossei ne causa l’esposizione e lo sfregamento durante i movimenti con periostite, formazione di cavità geodiche e osteofiti, e progressiva deformazione dell’articolazione.
L’articolazione è costantemente infiammata, edematosa, dolente e rigida. Chiaramente, più superficie cartilaginea è lesionata, maggiore sarà l’incidenza della patologia, con perdita importante di funzionalità articolare e diminuzione della qualità di vita, e più difficile sarà la sua risoluzione per via conservativa.
Cosa fa degenerare un’articolazione?
La condropatia/condromalacia può essere dovuta a varie cause, che si sovrappongono al naturale processo di invecchiamento dei tessuti:
√ sovraccarico funzionale (dovuto ad attività sportive, attività lavorative, hobby);
√ traumi;
√ sovrappeso e obesità;
√ vita sedentaria;
√ condizioni metaboliche e infiammatorie sistemiche (ad esempio, artrite reumatoide);
√ in alcuni casi alterazioni funzionali o anatomiche (ad esempio, ginocchio valgo).
Come abbiamo visto, se attività fisiche intense e traumatiche possono causare degenerazione articolare, anche la scarsa attività fisica può risultare dannosa. La proliferazione e la funzionalità dei condrociti viene stimolata dal tipo e dalla frequenza degli stimoli meccanici che interessano l’articolazione: il movimento è dunque essenziale per garantire la salute della cartilagine e dell’articolazione nel suo complesso. Stati di immobilità protratta (come nel caso di interventi chirurgici, fratture, condizioni invalidanti) o uno stile di vita sedentario si associano ad una ridotta produzione di proteoglicani con alterazioni della matrice cartilaginea.
Scopo e applicazione del trattamento osteopatico
Il trattamento varia a seconda delle cause, della gravità del danno articolare e della sua localizzazione. Trattandosi di processi di natura degenerativa, l’aspetto fondamentale è quello della prevenzione e dell’intervento precoce, per cui il trattamento osteopatico permette, mantenendo una corretta postura e la mobilità articolare, di diminuire il sovraccarico delle articolazioni, specie della colonna vertebrale, della spalla, del bacino e dell’arto inferiore.
Nel caso in cui la patologia sia in fase più avanzata, ogni scelta terapeutica, condotta sulla base del caso individuale, prevede una gestione multidisciplinare del paziente per ottenere il massimo del beneficio, che prevede l’integrazione del trattamento osteopatico con la terapia medica, la fisioterapia, la ginnastica e la nutrizione.
In generale, in questa classe di disordini lo scopo del trattamento osteopatico è orientato a:
√ diminuire l’infiammazione;
√ diminuire la dolorabilità tessutale e articolare, alleviando le compressioni e normalizzando lo stato di tensione di muscoli e tendini;
√ recuperare e promuovere la mobilità segmentale, adattando la terapia alla condizione del paziente;
√ acquisire un migliore schema posturale;
√ migliorare il benessere generale alleviando lo stress causato dal discomfort e dal dolore persistente (la risposta allo stress a sua volta accentua lo stato infiammatorio).
In questo caso, varie condizioni contribuiscono al dolore riferito dal paziente: la periostite che segue alla presenza delle lesioni cartilaginee, la sinovite reattiva con il rilascio di elementi pro infiammatori come prostaglandine e leucotrieni (il che irrita le terminazioni nervose sensitive contribuendo al processo doloroso in atto), l’aumento della pressione intra-ossea data dall’edema locale, la diminuzione di sangue arterioso alle strutture ossee per l’alterazione della microcircolazione capillare, lo spasmo dei muscoli che circondano l’articolazione.
Come ripristinare il benessere articolare
In modo specifico e senza mobilizzare direttamente l’articolazione infiammata, si possono ottenere risposte fisiologiche che promuovono il ripristino di una condizione di benessere, diminuendo le afferenze nocicettive che provengono dai tessuti molli connessi all’articolazione e migliorando gli scambi circolatori.
Dal momento che la fascia è densamente innervata, l’azione di normalizzazione del tessuto miofasciale permette anche di diminuire le afferenze sensoriali che contribuiscono a mantenere l’irritazione del segmento colpito.
Inoltre, si promuove il rilasciamento muscolare e la decompressione capillare, migliorando l’afflusso di sangue attraverso i muscoli e la sinovia, e, indirettamente, la mobilità. Infine, agendo sulla circolazione veno-linfatica si stimola il drenaggio dei cataboliti, del liquido infiammatorio e la diminuzione della pressione intra-articolare.
Molto importante abbinare alle tecniche “locali” la correzione della postura con un trattamento generale, in modo da distribuire il carico in modo ottimale.
La causa dell’alterazione posturale va ricercata accuratamente, dal momento che può essere molto lontana dall’articolazione interessata. A seconda della causa, l’Osteopata sceglierà il trattamento specifico più adatto al paziente.
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