Be safe with flavonoids!

Insisto su un argomento biochimico proprio adesso, piena estate, periodo stagionale in cui fare incetta di principi attivi risulta facile per tutti. I dati provengono da uno studio di coorte molto potente, fondato su una mole di pazienti notevolissima, pazienti peraltro operanti in ambito medico-chirurgico, da cui e’ stato possibile derivare risultati assolutamente attendibili e sotto gli occhi di tutti.

I flavonoidi, polifenoli vegetali, sono alla base di molte delle proprietà salutari di frutta, verdura e di bevande di derivazione vegetale, come il tè o il caffè. L’alimentazione ricca di flavonoidi stabilizza una molecola volatile e molto instabile, l’ossido nitrico, che agisce favorevolmente sulla funzionalità endoteliale (fungendo quindi da vasodilatatore naturale) aumentando l’ossigenazione tessutale, ma riducendo anche l’aggregazione piastrinica e lo stress ossidativo, eventi costantemente presenti nel paziente oncologico.

Inoltre si ritiene che i flavonoidi entrino nel complesso meccanismo di inattivazione della carcinogenesi, attraverso un effetto antiproliferativo e di stimolo all’apoptosi (morte cellulare programmata). Questo insieme di dati può spiegare l’associazione, rilevata in molti studi epidemiologici, tra consumo regolare di alimenti ricchi di flavonoidi e riduzione della mortalità per cause specifiche, vale a dire tumori, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2 o per tutte le cause.

L’analisi più recente al proposito viene ancora una volta dalla mole di dati raccolta nell’ambito del Nurses’ Health Study II, (nurseshealthstudy.org) che ha monitorato con cadenza biennale 93.145 infermiere, di età compresa tra 25 e 42 anni al momento dell’inclusione nello studio (nel 1989). La media di assunzione quotidiana di flavonoidi totali è risultata pari a 379 mg; di questi, 257 mg erano rappresentati dalle proantocianidine assunte con tè, mele e fragole, seguiti dai flavan-3-oli presenti anch’essi nel tè, oltre a mele e mirtilli; 33 mg di flavanoni venivano dal consumo di vino rosso, arance e pompelmi sia freschi, sia come succo; le altre classi di flavonoidi, assunte con cipolle e peperoni, risultavano le meno rappresentate. Valutando l’associazione tra frequenza di consumo di questi alimenti e rischio di mortalità per tutte le cause, i ricercatori hanno messo in luce che, nei 18 anni di monitoraggio, il rischio di mortalità per tutte le cause è stato del 19% inferiore per le donne che avevano assunto più flavonoidi totali, rispetto a quelle con i livelli di consumo più bassi.

L’analisi ha poi approfondito la presenza di eventuali associazioni specifiche. È così emerso che: rispetto alle non consumatrici di tè e vino rosso, le infermiere che sceglievano queste bevande per più di una volta alla settimana presentavano la maggiore riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause. In confronto alle non consumatrici, le donne che mettevano più di frequente nel piatto fragole e mirtilli mostravano la maggiore riduzione del rischio di mortalità per cause oncologiche. Il consumo frequente di peperoni, invece, si associava alla riduzione del rischio di mortalità per cause diverse da quelle oncologiche. Da questa analisi emergerebbe quindi che l’effetto protettivo nei confronti del rischio di mortalità per tutte le cause possa essere attribuito soprattutto all’apporto dei flavonoidi presenti in specifici alimenti, quali tè e vino rosso, fragole, mirtilli e peperoni.

 

[Photo Credits rivistanatura, bioimis, liveuniversity, medicinaonline]

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