L’obbligatorietà della visita di idoneità sportiva agonistica dalla sua introduzione in Italia nel 1982, ha consentito di salvare tantissime vite umane con una diagnosi precoce di diverse patologie. Per coloro che dopo l’intervento di rivascolarizzazione o il posizionamento di stent coronarici intendono riprendere l’attività fisica dopo una adeguata fase di riabilitazione, l’esercizio fisico non solo è consigliato ma dovrà rappresentare una parte fondamentale della terapia, proprio alla stregua di un farmaco. Numerosi studi scientifici documentano infatti una significativa riduzione della mortalità globale e cardiaca nei pazienti con cardiopatia ischemica e con altre patologie cardiache, quali aritmie e scompenso, che praticano regolarmente attività fisica.
E’ ormai ampiamente documentato altresì che la sedentarietà è responsabile di un aumento significativo di morbilità e mortalità totale e rappresenta il fattore di rischio principale del terzo millennio non solo nei Paesi occidentali ma anche in quelli in via di sviluppo. Premesso che l’ attività fisico-sportiva nel cardiopatico va intesa a scopo prevalentemente ludico ricreativo o riabilitativo-terapeutico e mai agonistico, salvo qualche eccezione, la quantità e l’intensità devono essere commisurate alle possibilità del paziente di eseguire un lavoro muscolare entro limiti di sicurezza. Tali limiti variano a seconda della patologia e della risposta a test clinico- strumentali ai quali il paziente deve periodicamente sottoporsi. Le attività fisico-sportive ideali sono quelle aerobiche ad intensità lieve o moderata e ad impegno cardiovascolare costante come la marcia, la corsa, il ciclismo, lo sci da fondo.
Le indicazioni per i pazienti con cardiopatia ischemica prevedono, una volta documentata una perfetta guarigione, che l’esercizio fisico- sportivo di tipo aerobico venga svolto ad intensità corrispondente al 60-75% della capacità aerobica massima (VO2 Max) che in genere corrisponde ad una frequenza cardiaca compresa tra il 75 e l’80 per cento di quella raggiunta al massimo dell’esercizio. Va ricordato infatti che con lavori di intensità superiori all’80 per cento della massima capacità aerobica il rischio di complicanze potrebbe superare i benefici. Accanto a questo tipo di attività di tipo aerobico, che consentiranno anche di riprendere anche la corsa e il ciclismo seppure a ritmo blando con una frequenza ideale da tre a cinque volte alla settimana, sono consigliate anche attività da svolgere in palestra o a casa per il mantenimento ed il miglioramento della forza e del tono muscolare che contribuiscono al raggiungimento di una corretta postura e articolarità concorrendo al senso di benessere dell’individuo anche in funzione delle necessità della vita lavorativa e sociale.
La frequenza di questo tipo di attività che andrà rivolta a tutti i principali gruppi muscolari potrà essere di due -tre volte alla settimana con esercizi di tipo mai massimale o sub massimale con carichi che prevedano uno sviluppo di forza non superiore al 50 per cento della massima contrazione volontaria e con contemporaneo aumento della frequenza cardiaca che dovrà essere inferiore al 70 per cento della frequenza cardiaca massima. La metodologia di allenamento sarà volta a sviluppare non ipertrofia muscolare e forza veloce ma bensì forza resistente con esercizi di bassa intensità da ripetersi molte volte ( fino a 15-20 ripetizioni) e con tempi di recupero abbastanza lunghi (fino ad oltre 2 minuti) tra una serie e l’altra di esercizi.
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