Alterazioni neurologiche da Covid 19: psicosi da paura, infezione cerebrale o neuro-infiammazione?

“La donna iniziava a vedere leoni e scimmie a casa, e a pensare a suo marito come ad un impostore”. Questo accadeva ad una donna sopra i 50 anni, senza storia di disturbi psichiatrici, affetta da malattia da Covid 19.

E’ inevitabile durante una malattia o il recupero da essa provare un po’ di timore, di entità diversa a seconda fondamentalemente del carattere, delle esperienze di vita etc. Ci troviamo ad affrontare però in questo periodo ormai troppo lungo e a livello internazionale anche se con sfumature diverse, una situazione di costante PAURA quotidiana: per inadeguatezza della informazione medico-scientifica troppo spesso associata a sensazionalismi o vere e proprie “fake”, per la carenza di un supporto tecnico medico adeguato (assenza di visite a domicilio o terapie consigliate contraddittorie) o per reale entità del problema esistente. Paura verso l’ignoto, verso il futuro, verso il presente nel momento in cui non sappiamo come comportarci nei confronti del prossimo, o veniamo contagiati, o ci ammaliamo. E come un bambino che, per aiutare a guarire ha bisogno di “de-responsabilizzarsi” da questi pensieri per poter usare la propria energia (emozione che si trasforma in sistema immunitario, nell’interpretazione Psico Neuro Endocrino Immunologica della salute umana), così un paziente ha bisogno di essere rassicurato e, anche se messo di fronte a possibili rischi, portato per mano verso la guarigione fisica e mentale, con i giusti consigli generali, con la giusta terapia, e la giusta attenzione, che per noi medici vuol dire visitarlo e prenderci cura di lui.

Osservando la mia realtà clinica quotidiana mi sono accorta che ben poca attenzione viene posta nella possibilità che sfumature neurologiche siano coinvolte durante il decorso dell’infezione e della malattia da Covid19.

Sebbene infatti e solo da poco tempo, si stia ponendo l’accento sulle conseguenze psicologiche di questa pandemia nelle diverse età, con evidenze sempre più cospicue di disturbi del comportamento alimentare e tentativi di auto aggressione della fascia adolescenziale, e altre specifici dell’età adulta, poco o nulla si dice sul fatto che questo virus può interessare il nostro Sistema Nervoso Centrale (cervello o periferia) dando alterazioni del comportamento, della coscienza, della funzione cognitiva, dell’umore e della sensibilità nervosa periferica. L’esserne a conocenza o meno, trattandosi di situazioni per lo più reversibili (per quello che sappiamo ad oggi, e relativamente alla gravità del disturbo iniziale), è un fattore determinante il modo di affrontare la patologia, il recupero e la scelta di terapie adeguate di sostegno.

Di seguito evidenzierò quanto ad oggi noto da studi osservazionali internazionali e a che punto è la ricerca.

Lo stato dell’arte

Sono tristemente note le conseguenze sociali ed economiche che la pandemia da Covid 19 ha avuto sulla popolazione mondiale, ma poco attenzionato ancora in alcuni paesi soprattutto (come il nostro), l’impatto di queste sulla sfera psico comportamentale di adulti e bambini.

Accanto a questo però la letteratura scientifica internazionale sta ponendo l’attenzione sugli effetti diretti dell’infezione da Covid 19 sul sistema nervoso centrale, distinguendoli da quelli psico emotivi legati ai cambiamenti di vita in atto, anche in soggetti psico-neurologicamente sani prima della malattia.

Dati raccolti da reviwes sistematiche comprensive di studi osservazionali, case-reports e retrospettici (1) hanno evidenziato tre tipologie di soggetti maggiormente a rischio di implicazioni neurologiche associate all’infezione da Covid 19. Ricordo che anche malattie “cugine” di questa Sars2, ovvero la Sars1 e la Mers causate da virus appartenenti alla stessa famiglia, esprimevano anch’esse sfumature morbose di carattere neurologico ma nessuna, fino ad ora, erano associabili all’impatto psicologico che questa pandemia ha creato ed è destinata ancora a creare.

Disordi mentali veri e propri o solo sintomi psichiatrici si osservavano in percentuali diverse in studi fatti in Cina, Canada e Italia (2,3,4,5).

Le categorie e i sintomi/disturbi

  • Operatori sanitari (medici, infermieri, operatori di prima linea e “care giver”) (6,7,8):
  1. ansia (da 12 a 20%)
  2. depressione (da 15 a 25%)
  3. insonnia (8%)
  4. stress post traumatico (da 35 a 49%)

Una review di 59 studi svolti durante la diffusione della Sars e della Sars 2, evidenziava la presenza per il personale medico e paramendico coinvolto nella gestione dei pazienti, dei seguenti fattori di rischio o fattori protettivi verso l’incorrenza dei suddetti disturbi:

  • Fattori di rischio: diretto contatto con i pazienti affetti, precedenti fragilità psicologiche/psichiatriche individuali, prolungamenti dello stato di quarantena, percezione di mancanza di organizzazione dei supporti, percezione di stigma sociale
  • Fattori di protezione: possibilità di accesso all’equipaggiamento di protezione; presenza di collaborazione tra pari; possibilità di accesso ad aiuti psichiatrici; fiducia nella procedure istituzionali di controllo del contagio, nella ricezione di informazioni efficaci e in un tempo di astensione dal lavoro sufficiente
  • Pazienti con Covid 19

Distinguendo dai sintomi cerebrali associati a complicanza di malattia severa da Covid 19-terapia intensiva correlata e interessanti la categoria di pazienti più problematici (9) quali ictus cerebrale da trombosi o ipossia prolungata, danni alla muscolatura scheletrica e stadi diversi di alterazione della coscienza gravi, molti studi osservazionali rilevano la presenza dei seguenti sintomi in soggetti infetti (10,11,12, 13):

  • Delirio
  • Confusione mentale
  • Calo di concentrazione e memoria
  • Allucinazioni visive
  • Polineuropatie agli arti
  • Attacchi di panico e stati ansiosi
  • Depressioni
  • insonnia
  • Sindrome di Guillan-Barrè agli arti inferiori (perdita della capacità motoria)
  • Parestesie agli arti inferiori (formicolii)

E’ importante rilevare che non univoci sono ad oggi i risultati che depongono per una correlazione tra la presenza dei suddetti sintomi e la gravità della malattia (ovvero anche soggetti paucisintomatici li presentavano) e, d’altra parte, i sintomi espressi possono rimanere allo stato di sintomo senza evolvere in disordine mentale organico vero e proprio (Wang et al. in Wuhan, febbraio 2020).

  • Popolazione generale (14,15,16), suddividendo tra:
  • Adulti:

-ansia

-depressione

-distress (depressione, mancanza di speranza, nervosismo)

-sintomi da distress post trauma da lockdown (Post Traumatic Stress Disorders): ipervigilanza e forti risposte di allarme; problemi di concentrazione e memoria; difficoltà relative al sonno; scatti d’ira; marcate reazioni fisiologiche di “somatizzazione” come ipertensione, disturbi gastritici, colitici, rallentamenti o accelerazioni del metabolismo basale, ma anche ormonali da ipercortisolemia reattiva, o da disassamento dell’equilibrio tiroideo o della funzionalità sessuale)

-demenza precoce.

  • Bambini (17,18):

Studi nel mondo e in Italia sono in corso, circa l’insorgenza nei ragazzi di età tra gli 11 e i 18 anni di sintomi psicologici quali:

-ansia

-nervosismo

-perdita di speranza per il futuro

-isolamento

-sintomi da distress post trauma da lockdown e DAD con: atteggiamenti di aggressività, autolesionismo e tentativi di suicidio; disturbi del comportamento alimentare come anoressia e bulimia, alterazione della concentrazione e della memoria, depressione, disturbi di attacchi di panico.

La patogenesi

I fattori al vaglio di neuroscienziati e psichiatri per definire meglio l’incidenza di sfumature psicotiche o neurologiche nei soggetti malati di Covid 19, con o senza patologia tipica polmonare sono (19,20):

  • carica virale,
  • cattiva ossigenazione cerebrale,
  • risposta immunitaria infiammatoria esagerata,
  • stress post traumatico da Covid 19

In altre parole si sta studiando se le sfumature sintomatiche e i disturbi organici veri e propri psicologici o neurologici sono dovuti alla presenza del virus nel sistema nervoso centrale (infezione), o alla cascata infiammatoria associata ad esso e cosi determinante anche nel condizionare la gravità della patologia sistemica (infiammazione da citochine e rischio tromboembolico e danno polmonare).

I nuovi studi che evidenziano lo stato infiammatorio nello specifico ipotalamico ma anche cerebrale in generale come conseguenza di uno stato infiamamtorio sistemico legto all’obesità e a una situazoine di infiamamzione cronica silente, potrebbero aprire altre vie di diagnosi, prevenzione e intervento (

Conclusioni

La rilevanza di questi dati sta nel rendere consapevole il paziente paucisintomatico o con disturbi più seri da Covid 19, che anche cambiamenti della sfera mentale (umore depresso, attacchi di panico), cognitiva (capacità di ricordarsi le cose, di essere lucidi o meno, vertigini, allucinazioni), o neurologica periferica (con formicolii, parestesie agli arti), possono avere una correlazione con la malattia da Covid e possono comportare un decorso e un recupero diverso da soggetto a soggetto.

Nei diversi studi (21,22,23) le divitaminosi e la malnutrizione sia in senso ipo (proteico, vitamine e minerali) che iper (diabete mellito di tipo II non noto e di cui una gran parte della popolazione in severo sovrappeso o meno ne soffre senza saperlo; obesità) rappresentavano fattori determinanti il disturbo e le sue conseguenze. In particolare:

  • vitamina B6 (e suo contributo nella trasformazione dei neurotrasmettitori cerebrali come serotonina e melatonina); vitamina B12 e in generale le vitamine del gruppo B e folati (per il loro contributo nella neurorigenerazione, centrale e periferica);
  • Vitamine del gruppo B e acidi grassi omega 3 (e loro contributo nei circuiti cerebrali coinvolti nel tono dell’umore come la via della chinurenina);
  • Vitamina D e depressione;
  • zinco e selenio (per il loro contributo non solo nell’efficacia del sistema immunitario ma anche nei meccanismi enzimatici di detossificazione epatica, neuro infiammazione e funzionalità tiroidea);
  • rame (qua da noi non spesso dosato ma molto importante per il controllo dello stato infiammatorio generale, e che viene meno in assenza di un controllo del suo agonista zinco);
  • aminoacidi e neuropeptidi precursori di neurotrasmettitori cerebrali Gaba-ergici e NMDA e della via del triptofano (acido glutammico e teanina, aspartato, L-metionina).

 

Bibliografia

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