Continuiamo l’analisi dei benefici di una esposizione controllata alle basse temperature iniziata nel mio precedente articolo che potete leggere QUI.
L’esposizione al freddo può essere fatta al termine di una doccia calda senza vanificare l’effetto di segnale metabolico.
L’esposizione al freddo può essere prolungata gradualmente o ripetuta ogni 12 ore per massimizzarne l’effetto.
Ma quali effetti visibili ci possiamo aspettare nel breve-medio periodo?
- Maggiore tolleranza a esposizioni acute al freddo anche a temperature estreme senza alcun danno fisico
- Minore frequenza di patologie infettive del tratto respiratorio
- Riduzione dell’infiammazione cronica
- Aumento del metabolismo basale e del consumo energetico
- Incredibile sensazione di benessere, resistenza ed energia
- Stabilizzazione dell’umore.
I risultati sono graduali ma non tarderanno a manifestarsi se si è costanti.
Nella mia esperienza personale ho cominciato l’esposizione al freddo qualche anno fa seguendo il metodo dell’olandese Wim Hof.
Presto ho sentito l’esigenza di eliminare dai miei armadi gli spessi maglioni di lana, cappotti multistrato e ho cominciato a fare il bagno in mare tutto l’anno.
Ricerco con avidità laghi e torrenti ghiacciati per avere l’opportunità di provare ancora quella sensazione estatica di calore autogenerato che si percepisce nell’area ombelicale una volta padroneggiate le tecniche di esposizione controllata al freddo.
Avendo familiarità con immersione in acque gelide ho voluto verificare di persona l’effetto di una esposizione in condizioni più estreme: -182° C in atmosfera di azoto liquido.
Per questo ho utilizzato una criosauna di quelle per i trattamenti anti-aging che cominciano a essere disponibili in molti centri di dimagrimento e palestre italiane.
Il principio è molto semplice, il soggetto viene posto nella camera criogenica con la testa fuori. All’interno viene rilasciato un flusso di gas azoto a -190°. Il soggetto resta esposto solitamente per 3 minuti con protezioni ai piedi.
Conoscevo molto bene la mia risposta soggettiva all’immersione in acqua a 0° C, ma non sapevo veramente cosa aspettarmi da questa esperienza.
Così ho deciso di valutare anche qualche parametro oggettivo come la variabilità cardiaca e l’EEG.
Ho cominciato il test in condizioni di rilassamento profondo senza attivazione metabolica autonoma per evitare di condizionare troppo la risposta fisiologica corporea. Ho tenuto gli occhi chiusi durante l’esame per non interferire con la valutazione elettroencefalografica.
La prima risposta del mio organismo alla liberazione di azoto liquido è stata una reazione di allarme attivata dal congelamento della patina di vapore acqueo normalmente presente sulla pelle. L’immagine mentale che si è formata prepotentemente era che le gambe diventassero di cristallo.
Dopo pochi secondi la frequenza cardiaca ha raggiunto un massimo di 120 bpm. Durante il test si sono verificati 7 di questi segnali di allarme che ho prontamente affrontato mantenendo il controllo della respirazione e del battito cardiaco nel frattempo ritornato normale. Durante il test la variabilità cardiaca si è ridotta in modo simile a quanto avviene con un’attività fisica tendendo all’attivazione simpatica.
Durante il test e dopo non c’è stato shivering (tremore) nè alcuna sensazione di afterdrop che è invece normale dopo l’immersione in acqua fredda per un periodo significativo (>15 minuti). La variabilità cardiaca è tornata normale e in buona coerenza dopo meno di 3 minuti dalla fine del test.
Pur avendo effettuato il test senza le protezioni a mani e piedi non ho avuto forme di pre-congelamento, ustioni da freddo e la temperatura corporea normale si è ristabilita dopo meno di 2 minuti dalla conclusione del test.
L’analisi della mia risposta corporea, ha confermato che la criosauna ha determinato sul mio organismo un segnale metabolico da “freddo” simile a quello che si può ottenere con una doccia fredda di 10 minuti o con una immersione in acqua e ghiaccio per 5 minuti.
Concludendo penso che dovremmo prendere in considerazione molto seriamente la possibilità di utilizzare a nostro favore questo elemento naturale inflessibile, impietoso ma benefico: il freddo.
Dovremmo imparare a farlo nel modo corretto sfruttando le sinergie con tecniche respiratorie ed esercizi fisici in grado di annullare il “fastidio” dell’esposizione al freddo trasformando l’esperienza in qualcosa di desiderabile e benefica.
Possiamo includere l’esposizione graduale e controllata al freddo nella nostra routine quotidiana magari alla fine dell’attività fisica.
Dovremmo rigidamente evitare il sovrariscaldamento dei nostri ambienti e l’utilizzo di indumenti in eccesso.
Possiamo usare le criosaune, ma soprattutto soluzioni gratuite e quasi sempre facilmente raggiungibili come docce e bagni freddi, immersione in mare, laghi e torrenti.
Questo può aiutarci a trovare un nuovo equilibrio con il nostro sistema nervoso vegetativo e con la natura, apprezzandola in condizioni prima considerate proibitive.
E finalmente potremo dire “che bel fredduccio che c’è qui!”.
Puoi seguire il Dottor Maurizio Salamone qui METAGENICS
[Photo Credits gde-fon.com, cryomeditalia.it, pilates.laspezia.it]